Qui Milano – Jewish and the City: la città scommette sulla cultura e fa le cose in grande

jewish and the cityLuoghi di riferimento dell’ebraismo milanese che aprono le porte alla città. Fulcri della vita intellettuale e artistica della città che irradieranno cultura ebraica. In fondo per capire lo spirito che ha plasmato il progetto di Jewish and the City è sufficiente guardare con attenzione la mappa della metropoli lombarda e tutto ciò che avrà da offrire fra la sera del 28 settembre e il primo ottobre 2013. L’atmosfera di un quartiere vibrante, quello tra l’Università degli Studi, la Società umanitaria, la Rotonda della Besana, il Teatro Franco Parenti, la Biblioteca Sormani, che si fa tradizionalmente amare dai milanesi in cerca di spunti di riflessione, incontro, approfondimento. Il suo centro ideale per quei quattro giorni, la sinagoga centrale di via Guastalla, sempre affollata nelle occasioni di apertura pubblica. E poi gli altri luoghi, la Fondazione Corriere della Sera, il Memoriale della Shoah, la Scuola della Comunità ebraica. Una ricchezza di location che è solo il riflesso della ricchezza di eventi in programma, di ospiti invitati a intervenire, di fili conduttori per sviluppare quello che quest’anno è stato scelto come tema della rassegna: Shabbat, spazio al tempo. Filosofia ed etica, arte, musica, teatro, cinema, scienza, letteratura, psicanalisi, storia, cucina saranno dunque la ricetta del primo festival internazionale di cultura ebraica della città, organizzato dalla Comunità in collaborazione con il Comune e con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Rai, della Provincia e della Regione. Assai intenso il programma con eventi e conferenze che impegneranno l’intero arco della giornata. Tra le proposte serali, un dialogo dello studioso di pensiero ebraico Haim Baharier insieme allo psichiatra e criminologo Vittorino Andreoli, dedicato al significato del giorno del riposo, una performance ispirata al rito ashkenazita del Tisch, l’usanza di sedersi intorno al tavolo di Shabbat (tavolo appunto il significato della parola tisch in yiddish), per bere e cantare, coinvolgendo scrittori, giornalisti e artisti nel condividere con il pubblico le proprie storie, un concerto di musica klezmer e balcanica. Senza dimenticare che domenica 29 settembre coincide anche con la Giornata europea della cultura ebraica, incentrata quest’anno sulle tematiche di natura, ebraismo ed ecologia. Non mancheranno dunque momenti dedicati ad approfondire il legame che il concetto di Shabbat e di riposo presentano con i principi di rispetto per l’ambiente e per la terra, ricordando che Milano ospiterà anche l’Expo su queste materie nel 2015. Uno specifico incontro tratterà del rapporto fra spazio e tempo con il geografo Franco Farinelli, il filosofo Vincenzo Vitiello e il fisico Claudio Bartocci (a moderare il direttore scientifico del festival e del Dipartimento educazione e cultura dell’UCEI rav Roberto Della Rocca). Tra i temi maggiormente approfonditi, quello della dimensione etica del concetto di giorno di riposo per la collettività, dal punto di vista della vita lavorativa, familiare e personale. E così al Teatro Parenti domenica 29 settembre si discuterà di etica e norma con l’ex magistrato e presidente della Garzanti libri Gherardo Colombo, l’attore Gioele Dix e il saggista Stefano Levi Della Torre, mentre alla Fondazione Corriere lunedì 30 si aspetta l’intervento del segretario generale della Cgl Susanna Camusso e diAndrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica, con la filosofa Donatella Di Cesare e lo psicologo David Meghnagi in un dibattito dedicato all’argomento, su cui sarà incentrata anche la lectio magistralis dello psicanalista Daniel Sibony. A proposito di lectio magistralis, a tenerne una per Jewish and the City sarà anche lo scrittore francese di origine polacca Marek Halter. Per riflettere sul tema della resistenza spirituale durante la Shoah l’appuntamento è al Memoriale della Shoah con il responsabile cultura dell’Espresso Wlodlek Golkorn, rav Giuseppe Laras, il vicepresidente UCEI e della Fondazione Memoriale Roberto Jarach e il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli. Momenti di confronto anche tra il modo di intendere il tempo trascorso assieme durante lo Shabbat e i momenti conviviali propri di altre culture antiche, con l’antropologo Marco Aime, la grecista Eva Cantarella e la scrittrice Elena Loewenthal in un dibattito alla Società umanitaria moderato dal consigliere UCEI con delega alla Cultura Victor Magiar. Uno sguardo invece all’ebraismo d’oltremare con ospite da Israele Angelica Edna Calò Livne, fondatrice dell’associazione interculturale Bereshit Lashalom, dal Regno Unito Clive Lawton, ideatore del grande ritrovo ebraico Limmud e Amos Luzzatto, grande esponente della cultura ebraica italiana. Spazio anche all’accostamento fra scienza e tradizione ebraica in varie declinazioni, dal rapporto tra Shabbat e valore della vita umana, all’approfondimento su Creazione ed evoluzione. Suggestioni letterarie e valore della parola anche nell’incontro di martedì primo ottobre dedicato a Tradizione scritta e tradizione orale in cui è previsto l’intervento dello scrittore Erri De Luca. Chiavi di Shabbat il titolo del dibattito con Alessandro Guetta dell’Istituto nazionale di studi orientali di Parigi, lo storico del cristianesimo Giovanni Filoramo e lo storico Germano Maifreda; a moderarlo il coordinatore di Informazione e Cultura dell’UCEI e direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale. Appuntamenti specifici anche per il mondo delle scuole e per i più piccoli, mentre un ciclo di eventi sarà dedicato alle tradizioni culinarie, con la partecipazione del blog di cucina Labna. Tutto questo solo per avere un assaggio…

Curiosi ed entusiasti. La parola ai volontari

Nel cammino per portare al successo Jewish and the City sarà fondamentale non soltanto l’impegno degli organizzatori. Protagonisti infatti saranno anche le decine di volontari chiamati a raccolta per il primo festival di cultura ebraica nel capoluogo lombardo. Internet e i social network, il passaparola, i rapporti con le università: le adesioni arrivano e sono ricche di entusiasmo e curiosità nei confronti dell’iniziativa. Più donne che uomini, tantissimi gli studenti, come spiega Francesca Agnelli di Trivioquadrivio, la società di gestione eventi che si occupa di Jewish and the City: ecco chi sono alcuni dei milanesi, di nascita o d’adozione, pronti a mettersi in gioco in prima persona nella quattro giorni di fine settembre.

Salvatore Ferraiuolo “Capire un’altra religione”

Schermata 09-2456546 alle 12.59.31E’ stato il passaparola all’università che ha fatto conoscere Jewish and the City a Salvatore Ferraiuolo, 23 anni, napoletano e studente di Economia e gestione dei beni culturali all’Università cattolica. “Era la prima volta che sentivo parlare di un festival di cultura ebraica così mi sono offerto volontario – racconta, spiegando come il suo interesse sia nato anche dopo un viaggio in Israele – Da quando studio a Milano vivo in un collegio cattolico che organizza ogni anno un pellegrinaggio di otto giorni in Terra Santa e anch’io ho avuto la possibilità di partecipare. Negli incontri preparatori ci siamo occupati tra le altre cose della spiritualità ebraica. Quindi ora sono molto interessato a capire cos’è la religione ebraica, com’è strutturata, quali sono le particolarità che presenta”.


Bianca Lamagna “Imparare qualcosa che non conosco”

Schermata 09-2456546 alle 12.59.40“La mia aspettativa è quella di arricchirmi, conoscere nuove persone, entrare in contatto con una nuova cultura”. Bianca Lamagna, 24 anni, laureata in triennale in Scienze del turismo a indirizzo manageriale a Napoli, a Milano per la specialistica all’Università cattolica, ammette di non sapere quasi nulla sull’ebraismo. “Così quando una ragazza del collegio in cui vivo mi ha informata del fatto che cercavano volontari per il festival di Jewish and the City ho pensato che potesse essere un’esperienza utile a livello lavorativo, ma anche un’occasione per entrare in contatto con una cultura nuova di cui in passato ho sentito parlare esclusivamente in rapporto al tema del genocidio”.


Jacopo Buffo “Rapporti tra culture”

Schermata 09-2456546 alle 12.59.48Laureato con una tesi sulla mistica ebraica all’Università statale di Milano e con l’ambizione di proseguire con un dottorato, Jacopo Buffo, 25 anni spiega che sarà difficile per lui scoprire novità sull’ebraismo, con tutto quello che gli è già toccato approfondire. Il suo avvicinamento a questo tipo di studi nasce con una tesi triennale dedicata all’Islam raccontato dalla Divina Commedia. “Così al momento di quella della specialistica, volevo occuparmi di ebraismo. Penso che Jewish and the City sia una bella iniziativa perché quando si parla di ebraismo troppo spesso lo si fa nella prospettiva della Memoria o degli orizzonti geopolitici. Mi piace invece pensare che Milano possa organizzare qualcosa di diverso e porsi anche come una città di dialogo e incontro, una città di pace. Il rapporto dell’ebraismo con le altre culture è ciò che più mi interessa” conclude Jacopo.


Cinzia Morgante “Shabbat, un tema attuale”

Schermata 09-2456546 alle 13.00.08Giornalista e speaker per una radio milanese, di cui cura i notiziari, Cinzia Morgante, 31 anni, è venuta a sapere di Jewish and the City attraverso Facebook e i contenuti sul festival condivisi dai compagni di Ulpan, il corso di ebraico organizzato dalla Federazione sionista che ha frequentato nell’ultimo anno. “L’iniziativa mi ha conquistata subito, e soprattutto mi ha affascinata il tema, lo Shabbat, il rapporto con il tempo, un argomento così attuale”. Poi aggiunge: “Ho diversi amici iscritti alla Comunità di Milano da cui passo il sabato, amo molto le ricette, ecco perché mi sono subito entusiasmata all’idea di collaborare con il festival”. Cinzia si è trasferita a Milano dopo la laurea a Perugia per frequentare il master in giornalismo. Il suo auspicio è di poter essere utile nella comunicazione.


Gianfranco Albergo “Dal krav maga al festival”

Schermata 09-2456546 alle 13.00.00Informatico di mestiere e con molti hobby, fra cui ballo, fotografia e krav maga, Gianfranco Albergo, 36 anni, si è trasferito a Milano da Bari una decina di anni fa e ha deciso di offrirsi volontario per Jewish and the City perché glielo ha proposto la sua ragazza. “Lei si occupa di organizzazione di eventi, per cui ci capita spesso di discutere su cosa ci sia in programma in città. Quando abbiamo parlato del festival di cultura ebraica, la cosa mi ha colpito molto. Mi piace fare esperienze e conoscere persone nuove. Ma soprattutto sono rimasto affascinato dall’idea di approfondire gli spunti che mi ha sempre buttato qua e là il mio istruttore di krav maga, che è francese ma di origine ebraica e ha vissuto per molti anni in Israele”. Krav maga che Gianfranco ha scelto di praticare perché gli sembrava la più semplice e facile da apprendere fra le tecniche di autodifesa.


Gaia Sutti “Scoprire l’ebraismo vivo”

Schermata 09-2456546 alle 13.00.17“Mi interessa molto conoscere una cultura nuova. All’estero capita molto più facilmente di entrare in contatto con l’ebraismo, i quartieri, i musei, come mi è capitato quest’estate, per caso, passeggiando per Corfù”. Gaia Sutti ha vent’anni e così racconta le motivazioni che l’hanno spinta a offrirsi volontaria per Jewish and the City, dopo aver già avuto una bella esperienza nel 2012 con il festival Bookcity. “A scuola ho avuto la possibilità di leggere molti libri e vedere film che approfondivano ciò che è accaduto nella Shoah, e anche durante la nostra gita di classe a Berlino ci siamo occupati molto di questi aspetti” spiega ancora Gaia, che studia Economia e gestione dei beni culturali all’Università cattolica. “Ora sono contenta di scoprire invece l’ebraismo vivo”.

Rossella Tercatin, Italia Ebraica, settembre 2013

(10 settembre 2013)