odi…

Nello Zohar, il Libro dello Splendore, uno dei testi più importanti della Qabbalah, il mondo in cui viviamo viene chiamato “Alma DeShikra”, ossia “mondo della menzogna”. Sembra un’affermazione pesante, eppure, specie di fronte all’uso quotidiano che viene fatto degli strumenti di comunicazione di massa, dobbiamo constatare che si tratta della definizione esatta.
Non ho parole per esprimere lo stato d’animo dopo quanto mi capita di leggere sui giornali in questi giorni. Non ultimo l’episodio del pacco con la testa di porco recapitato al Tempio di Roma.
In realtà qui ci troviamo davanti all’espressione di un odio viscerale, tipico del più classico antisemitismo.
Ogni pretesto è buono, inoltre, per negare la Shoah. Banalizzata oramai da tutte le parti, se non negata espressamente. Quanto manca al ritirare fuori l’accusa che gli ebrei sono membri di un popolo che vuole dominare economicamente il mondo?
Ma non si tratta di un fenomeno diffuso dalla massa ignorante; gli intellettuali sono i primi a essere coinvolti. Spesso indossano le spoglie di intellettuali moderni e aperti, tolleranti e umanitari, i promotori di queste idee, e sono gli eredi del vecchio antisemitismo di sempre. Nulla di nuovo sotto il sole.
Fino a qualche tempo fa, non potendo più dirigerlo verso gli ebrei in generale, si concentrava l’odio antico verso Israele o attraverso la negazione della Shoah.
Certamente, si sa, chi odia Israele e ridimensiona la Shoah in realtà disprezza l’essenza stessa dell’ebraismo e dell’essere ebrei.
Ma in questi ultimi giorni assistiamo a qualcosa in più: forse dopo l’episodio del pacco recapitato in questi giorni al Tempio di Roma ci troviamo di fronte a un brutto “salto di qualità”, un ritorno al passato senza freni inibitori: l’odio, in questo caso, è espressamente rivolto agli ebrei in generale, in quanto ebrei, non più camuffato da antisionismo o negazionismo…; mala tempora currunt.

Paolo Sciunnach, insegnante

(27 gennaio 2014)