Da una generazione all’altra
«Prù urvù umilù et haàretz», «fiorite, diventate molti e riempite la terra»: così è scritto nella Genesi ed effettivamente è ciò che è avvenuto. Noi uomini siamo diventati davvero molti, visto che al momento abbiamo superato i sette miliardi. Provate a immaginarli: sette miliardi di persone! Non dieci, non mille, e neanche mille volte un milione… Ancora di più: sette milardi (7000.000.000) è un numero davvero fenomenale.
– E ognuno di questi sette miliardi di esseri umani avrà avuto un padre e una madre. È vero?
– (Certo che è vero, che razza di domanda; gli esseri umani nascono sempre da un papà e da una mamma).
– Dunque una generazione fa c’erano 14 milardi di persone, cioè il papà e la mamma di quelli che vivono adesso, vero?
– (Certo… Cioè no, aspetta un attimo…)
– E tre generazioni fa, al tempo dei nostri nonni, ce n’erano ancora il doppio: 28 miliardi di persone, visto che anche i nostri due genitori hanno avuto due genitori ciascuno. Vero?
– (mmm, no, qualcosa non torna)
– Allora seguitemi: se il numero di antenati di ciascuno di noi raddoppia ad ogni generazione, e se possiamo pensare che una generazione dura circa 25 anni (cioè che normalmente all’età di 25 anni si fanno dei figli), allora possiamo dire che ogni secolo (4 × 25 = 100 anni) i nostri antenati sono il doppio (papà e mamma) del doppio (quattro nonni, due per papà e due per mamma) del doppio (otto bisnonni) del doppio (16 bis-bisnonni) di quanti siamo noi ora. Siamo nel 2014; quindi, se tutto ciò è vero, allo scoppio della Prima guerra mondiale, nel 1914 sulla terra vivevano 7 × 7 × 7 × 7 milardi di persone. Sapete quanto fa? Più di 2400 miliardi!
– (Ecco, appunto, non è possibile)
– Infatti non è possibile. Nel 1914 la terra era popolata da 2 milardi scarsi di persone. Dove sono finiti gli altri 2398 milardi?
– (Lo dicevo io. Dov’è la fregatura?)
La fregatura (è vero, vi ho presi un po’ in giro) è più di una. Il primo errore in quello che ho scritto, il più ovvio, è che spesso noi abbiamo dei fratelli. Quindi magari noi siamo due, come due sono i nostri genitori, e a volte anche di più. Quindi risalendo per generazioni passate il numero degli esseri umani complessivo diminuisce invece di aumentare, perché ogni coppia di genitori fa in media, nel mondo, più di due figli.
Gli ebrei hanno una specie di ossessione per gli alberi genealogici. Io, ad esempio, posso risalire di padre in nonno in bisnonno fino al principio del 1500, un tempo in cui l’America era appena stata scoperta, in Europa non si mangiavano ne pomodori né polenta (che sono piante americane) e le malattie erano quasi sempre mortali, mica come ora che si curano spesso con una pillola. Il problema è che posso risalire fino all’anno 1500 seguendo solo una delle linee che hanno portato a me, cioè quella dei padri: in pratica seguo il cognome, indietro nel tempo, dimenticando tutte le madri. Essendo passati 500 anni, posso dire che sono passate circa 20 generazioni (4 × 5 secoli). In quel tempo il mio avo Iseppo (si chiamava così) viveva a Venezia; è stato certamente un mio antenato, ma solo uno dei tantissimi. Quanti? Un numero pazzesco: 2 × 2, ma per venti volte, cioè più di un milione di antenati! (Per chi sa cos’è una potenza, il numero esatto sarebbe 220). Quindi nel mio sangue scorre solo un milionesimo del sangue che scorreva nelle vene di Iseppo. Insomma, non ci somigliamo molto.
Il secondo errore nel calcolo di prima è più interessante. I genetisti che studiano il DNA gli danno un nome complicato: «coalescenza». Significa che più si va indietro nel tempo, meno sono gli antenati comuni a tutti gli uomini. La ragione principale è che negli alberi genealogici di ognuno di noi ci sono persone che sono anche negli alberi genealogici degli altri. Ad esempio io e mio cugino abbiamo ognuno quattro nonni. Ma siccome mio papà e il papà di mio cugino sono fratelli (beh, siamo cugini!), avevano gli stessi genitori. Quindi io e mio cugino, insieme, non abbiamo otto nonni, ma solo sei, perché due sono gli stessi. Ecco, più si risale nel tempo, più parenti abbiamo in comune con chiunque altro sul pianeta. Cioè siamo tutti imparentati. Con Iseppo e, alla lunga, anche col giornalaio sotto casa.
Michele Luzzatto
DafDaf 42
(23 febbraio 2014)