società…

Quanto siamo distanti oggi dalle categorie di pariah e parvenu che tanto hanno caratterizzato le società ebraiche negli ultimi quattrocento anni? Quanto ancora siamo pariah, in quanto ebrei, per le società altrui e quanto siamo smaniosi di diventare parvenu cercando le amicizie dei potenti? Siamo pariah, consapevoli o meno, perché malgrado tutto siamo assenti da alcuni mondi sociali e apparteniamo ad altri mondi comunitari, ebraici, spirituali. Restiamo pur sempre parvenu perché cerchiamo le amicizie dei potenti, offriamo fedeltà ai potenti, sostegno ai potenti anche a prezzo di una distanza da noi stessi e dai fratelli ebrei lontani dai nostri confini, geografici o mentali. “Non desiderare le amicizie delle autorità” insegnava il maestro Shemaya’ (Pirke’ Avot 1, 10), non cercarle perché ti faranno perdere il legame con te stesso e con il tuo popolo. Chi sono i pariah ebrei moderni? Scrive Hannah Arendt nel 1940: “Si tratta della tradizione di una minoranza di ebrei che non hanno voluto diventare nuovi ricchi, che hanno preferito la condizione di pariah consapevoli. Tutte le vantate qualità ebraiche – ‘il cuore ebraico’, l’umanità, lo humor, l’intelligenza disinteressata- sono qualità del pariah. Tutti i difetti ebraici – la mancanza di tatto, la stupidità politica, i complessi di inferiorità e l’avidità di denaro – sono caratteristiche dei parvenu. Ci sono sempre stati ebrei convinti che non valesse la pena scambiare la loro umanità e la loro innata capacità di comprendere la realtà con la grettezza dello spirito di casta (…)” Indelicata e vera l’Arendt, indelicata e difficile da citare mentre guardo ai fatti di Crimea.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(28 marzo 2014)