A Parigi, in Europa e in Italia
Verrà il tempo delle analisi. Che peraltro mai hanno difettato, anche nel passato recente. Come neanche le reazioni che, tuttavia, rischiano di rivelarsi come la Durlindana, la spada di Orlando, paladino di Carlo Magno, troppo spesso mulinellata nel vuoto. Verrà il tempo per tutto questo e altro ancora. Ma al di là della cacofonia, degli strepitii dei pantofolai così come dei silenzi degli imbelli, vale ricordare che “loro”, quelli che hanno colpito, a Parigi, sono tra di noi. Il problema è che non sappiamo chi veramente siano. Per meglio dire: fingiamo di conoscerli, così come si recita la formula magica per scacciare il “diavolo”, non andando però oltre i luoghi comuni. Buonismo, relativismo, bellicismo e così via. Una coltre di parole, null’altro. Poiché ragionarci sopra per davvero implicherebbe altrimenti il riconoscere, impietosamente, le responsabilità che ci appartengono. Avendo lasciato sguarnito il fronte della laicità, dell’integrazione, del repubblicanesimo: che sono valori forti, non deboli vagiti, e che si coniugano nella democrazia sociale e rappresentativa, non con gli slogan del momento. Invece, nel tentativo affannoso di dare un volto agli assassini, quanto meno una pallida fisionomia, senza per questo offrire appieno il nostro sguardo, perché ci fa paura quello che potrebbero altrimenti rivelarci, ci barcameniamo pateticamente tra “morte delle ideologie”, “scontri di civiltà”, appelli ad un impossibile neutralismo, inviti ad un umanesimo sempre più vuoto, simulacri di giustizia con il quale coprire un disagio (questo sì di civiltà), che sta montando in tutto il Continente. Ai terroristi non si risponde con la logica della paura e neanche con l’apocalissi della “guerra senza quartiere”, dal momento stesso che non siamo neanche in grado di controllare i nostri, di quartieri. Poiché è esattamente quello che invece loro vogliono, il terreno sul quale sanno di avere maggiori chance. Se urleremo in questa direzione, saremo sconfitti, a prescindere da qualsiasi sforzo, per sincero che sia. La sfida è totale. E ci stanno mettendo a nudo, nelle nostre debolezze. Il prossimo della lista si chiama Houellebecq. Una lista che compilano dai tempi di Rushdie e che comprende tanti sconosciuti, a partire dalle innumerevoli vittime, soprattutto donne, di Boko Haram, Daesh, al-Nusra. Le quali ci chiamano in causa, nel nostro silenzio, presi come siamo da altri ordini di considerazioni. Tra idioti che pensano agli assassini come ai nuovi vendicatori dei “dannati della terra”, a guerrafondai con il telecomando in mano, ebeti che sanno parlare solo di bilanci finanziari, non avvedendosi che esiste anche un bilancio sociale, ed in Europa è in totale deficit. Non c’è nulla di “intelligente” da dire su quanto è avvenuto questa mattina. L’unica cosa che mi viene in mente, nella ridda di pulciose polemiche, enfatiche prese di posizione, dichiarazioni roboanti, petti esibiti e dichiarazioni di guerra, insieme a rese incondizionate, inviti alla “moderazione” e cos’altro, è che se ognuno di noi deve cercare la verità deve altrettanto temere chi dice di averla trovata una volta per sempre.
Claudio Vercelli
(7 gennaio 2015)