Silenzio
Il silenzio, non quello di un luogo remoto o dell’eterno, ma quello di chi si arrende, di chi fa finta che niente stia accadendo e chiude consapevolmente gli occhi. “Raqqa is Being Slaughtered Silently”, così si chiama una rete nascosta di coraggiosi giornalisti che documenta i quotidiani abusi dei diritti umani che avvengono a Raqqa, la capitale della Siria occupata dal Daesh. Una resistenza al regime jihadista combattuta con telefonini e videocamere, che forse un giorno verrà ricordata come oggi non dimentichiamo lo sforzo dei pochi gruppi che si opposero al nazismo in Germania, come per esempio la Weisse Rose. Nelle foto e nei video si vedono strade deserte, negozi chiusi, pozze di sangue sull’asfalto… immagini di uno stato costruito sulla paura e la violenza al di là di qualunque distopia orwelliana. Eppure sembra che il mondo si stia ormai assuefacendo a tanto orrore. I guerriglieri curdi, gli unici autoctoni che dall’instaurazione del Daesh non hanno mai smesso di combattere, stanno subendo una dura repressione anche da parte della “democratica” Turchia, e le piazze europee, che tanto sono insorte per altre guerre e violazioni, sembrano restare del tutto in silenzio. Un lungo sonno avvolge una decadente Europa. Ma come spiegare, che un mondo che in oltre mezzo secolo non è riuscito ancora a riconoscere l’esistenza di Israele, abbia invece ormai quasi accettato l’occupazione di un regime fondato concretamente sul genocidio e su qualunque tipo di orrore?
Francesco Moises Bassano, studente
(23 agosto 2015)