Qui Bologna – Memoria, impegno vivo
Un viaggio nei luoghi della Memoria della Shoah attraverso un confronto che spazierà da Roma a Parigi e si interrogherà sui giusti mezzi e i linguaggi architettonici necessari per veicolare un messaggio alle nuove generazioni. In attesa dell’inaugurazione del Memoriale della Shoah di Bologna, previsto per il prossimo 27 gennaio, la città si dà oggi appuntamento (dalle 17 alle 19) per discutere e confrontarsi nella cornice della Salaborsa, dove è attualmente esposta la mostra Tzachor/Ricorda nella quale viene ricostruito il percorso che ha portato il gruppo dei SET architets ad aggiudicarsi il bando per la progettazione del Memoriale bolognese lanciato dalla locale Comunità ebraica e promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, dal Comune di Bologna, dall’Ordine degli Architetti e dalle Ferrovie dello Stato.
Dopo l’introduzione del presidente della Comunità ebraica bolognese Daniele De Paz, di cui appare un’ampia intervista sul numero di ottobre del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, interverranno Patrizia Gabellini che presso il Comune di Bologna ha la delega all’Urbanistica, Città storica e Ambiente; Maurizio Mezzetti, assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna; Dario Disegni, presidente della Fondazione beni culturali ebraici in Italia; e Pier Giorgio Giannelli, presidente dell’Ordine degli architetti di Bologna.
Il dibattito entrerà poi nel vivo con l’architetto Luca Zevi, progettista del Museo Nazionale della Shoah di Roma; Laura Fontana, responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi; i SET architets, il gruppo vincitore del bando composto da Andrea Tanci, Chiara Cucina, Gianluca Sist, Lorenzo Catena, Onorato di Manno e lo storico dell’architettura e consigliere Fbcei Andrea Morpurgo, moderati da Luca Alessandrini, direttore Area Patrimonio, Archivio, Biblioteca, Sede, Amministrazione dell’Istituto storico Parri.
De Paz: “Il ricordo è vita”
“I lavori di costruzione inizieranno nel mese di novembre, la selezione della compagnia che li eseguirà è già avvenuta, l’inaugurazione è prevista per il 27 gennaio prossimo, in occasione del Giorno della Memoria, con il coinvolgimento di rappresentanti delle istituzioni ebraiche e di quelle cittadine”. È un programma preciso e già definito quello esposto da Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica cittadina, in merito al futuro del Memoriale della Shoah di Bologna. Il procedere in tempi rapidissimi e la forte concretezza sono stati elementi peculiari nell’attuazione del progetto del Memoriale fin dal suo inizio, con la pubblicazione del bando di concorso rivolto ad architetti, designer e artisti di tutto il mondo nel giorno in cui si ricordavano i 70 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, dopo soli quattro mesi dal concepimento dell’idea. Alla commissione giudicatrice sono quindi pervenuti 284 progetti, ridotti dopo una prima selezione a 56, e in una terza fase a quattro finalisti. Tra i quali vi è anche quello presentato da Zvi Hecker, architetto israeliano, berlinese d’adozione, che ha realizzato il Museo della storia del Palmach, a Tel Aviv, e a cui è stata assegnata una menzione speciale. “La partecipazione di Hecker è un motivo di grande soddisfazione, in quanto testimonia l’interesse dell’iniziativa anche per figure di spicco a livello mondiale”, afferma De Paz. Il progetto vincitore è stato quindi presentato a luglio, e insieme agli altri tre finalisti e premiati è protagonista della mostra Tzachor/Ricorda.
Al bando hanno risposto in totale 700 progettisti, di cui il 30 per cento dall’estero. “Non c’è stata una prevalenza di partecipanti da specifiche aree geografiche, ma un coinvolgimento di moltissimi paesi diversi”, sottolinea De Paz. Inoltre più della metà dei progettisti coinvolti sono giovani. Un elemento che, per De Paz, costituisce un chiaro successo per tutti. Quale sentimento suscita il progetto vincitore? “Trasmette grande emozione ed energia” dice il presidente. Anche perché si tratta di una struttura spaziale in grado di coinvolgere la cittadinanza, “invitandola ad entrare in una dimensione esperienziale particolare, legata alla Memoria, attraverso uno spazio che lascia un senso pressante di angoscia”. Il progetto rispetta in pieno alle indicazioni del bando, prosegue De Paz, rispondendo in particolare all’esigenza di privilegiare soluzioni “che inducessero la cittadinanza a porsi domande sul senso della Memoria, senza preoccuparsi di fornire risposte univoche o obbligate”. Un’opera che dunque si caratterizza per la sua “dimensione culturale che si rivolge a un pubblico vastissimo”, molto diversa da quello di un museo, che richiede l’ingresso del visitatore legato a un interesse per il tema proposto. Davanti a un memoriale, conclude il presidente, si passa per forza camminando per la città. E si potrà così sostare davanti a un oggetto urbanistico “che riesce a coinvolgere 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno”.
Pagine Ebraiche, ottobre 2015
(7 ottobre 2015)