Gli ebrei francesi: “Guerra al terrorismo,
per il mondo libero sia priorità”
Come si combatte un nemico terribile come il terrorismo islamico? Innanzitutto con la consapevolezza della minaccia, e poi con la coesione, l’unità, l’impegno ad affrontare tutti insieme quella che è una vera e propria guerra di civiltà.
È il sentimento che attraversa la comunità ebraica francese in queste giornate difficili e complesse, in piena sintonia con quello che è il sentimento dei molti milioni di francesi (e con loro l’Europa e l’intero mondo progredito) raccoltisi oggi in un commovente minuto di silenzio globale in ricordo dei morti di Parigi.
Lo dimostrano i molteplici interventi pubblici, le numerose iniziative che hanno richiamato migliaia di persone nelle sinagoghe e nelle principali istituzioni comunitarie.
Lo dimostra il trasporto collettivo al momento del canto della Marsigliese nella Grande synagogue de la Victoire. Una delle pagine più emozionanti di queste ore, con protagonisti tra gli altri il Gran Rabbino di Francia Haim Korsia, il Gran Rabbino di Parigi Michel Guggenheim, il rabbino della Synagogue de la Victoire Moshé Sebbag, il rav Joel Jonas, cappellano dell’esercito, l’ambasciatrice israeliana in Francia Aliza Bin Noun, il presidente del Conseil représentatif des institutions juives de France Roger Cukierman, il vicepresidente del Consistoire Jack-Yves Bohbot, il presidente dell’Union des étudiants juifs de France Sacha Reingewirtz e vari esponenti delle istituzioni cittadine e nazionali.
“A tutti è adesso chiaro un fatto: il terrorismo islamico è una minaccia per tutta la Francia e il mondo occidentale, non solo per i suoi cittadini ebrei” ha sottolineato Cukierman in una intervista all’emittente radiofonica Europe1. Per poi aggiungere: “La guerra contro l’abominio jihadista deve diventare la priorità delle nazioni democratiche. È fondamentale agire con intensità e determinazione affinché i nostri nemici siano messi in condizione di non nuocere”. Intervistato da Rtl, il presidente del Crif ha poi posto l’accento su una particolare criticità: il finanziamento che alcuni paesi e regimi stranieri erogano per il mantenimento e il funzionamento di non poche moschee francesi. “È importante che gli imam parlino francese e rispettino i nostri valori. Anche a costo di cambiare le leggi vigenti – ha osservato Cukierman – sarebbe forse un bene che lo Stato si facesse carico del pagamento dei ministri di culto islamici”.
“A gennaio la Francia si era mobilitata in solidarietà alla redazione di Charlie Hebdo, alle forze di sicurezza, alla sua comunità ebraica. Questa volta tutti si sentono feriti”, ha affermato il vicepresidente del Crif Jonathan Arfi.
Richiamandosi ai grandi valori dell’identità francese, in una intervista al canale i-Télé, Arfi ha poi incalzato: “L’antitotalitarismo è nel nostro dna. Un elemento costitutivo da difendere a tutti i costi. Una nostra peculiare caratteristica da rimodulare nei modi più opportuni per contrastare questi criminali”.
a.s twitter @asmulevichmoked
(16 novembre 2015)