Sheva – Melamed / Modelli di interculturalità
È con le parole di Sonia Brunetti che apre oggi la newsletter settimanale sheva – melamed, dedicata al mondo della scuola e dell’educazione. Le istituzioni che dirige, le scuole della comunità ebraica di Torino, sono nate successivamente alla promulgazione delle Leggi sulla razza del 1938, che portarono all’espulsione degli alunni e dei professori ebrei dalle scuole dell’Italia fascista. Sono una risposta all’assenza di democrazia e alla negazione dei diritti fondamentali. E i principi e gli obiettivi di una formazione democratica sono stati mantenuti e fortemente valorizzati negli anni, portando anche progressivamente all’apertura ai non ebrei. Le scuole ebraiche si pongono quindi come un possibile modello di espressione di rapporti interculturali, a patto che ci si interroghi su come tenere centrale la specificità ebraica all’interno di una simile realtà, e sia costante il lavoro su spazi e strumenti che consentono il rispetto delle differenti declinazioni identitarie di cui sono portatori allievi e famiglie.
Nella sezione news sono Sandro De Bernardin e Simonetta Della Seta a dare ai lettori un segno dell’importanza della International Holocaust Remembrance Alliace, rete intergovernamentale presso cui l’ambasciatore è diventato recentemente capo delegazione. Nominato direttamente dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, De Bernardin in una grande intervista pubblicata sul numero di Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione racconta difficoltà, sfide e progetti. A suo supporto Simonetta Della Seta, che nella delegazione ha il ruolo di responsabile dell’informazione e della comunicazione, una delle priorità della delegazione italiana e di De Bernardin, che lamenta quanto poco sia conosciuta l’IHRA. “Sono innanzitutto convinto che questo particolare network dovrebbe essere conosciuto di più. E dovrebbero essere noti a tutti gli straordinari risultati a cui si è arrivati negli anni, grazie soprattutto all’intenso e costante scambio di esperienze tra i paesi membri”.
Scuole, social media, misure legali, sono questi i fronti su cui si deve concentrare la lotta contro l’antisemitismo in Germania secondo la cancelliera Angela Merkel, che negli scorsi giorni, in preparazione alle celebrazioni del Giorno della Memoria, ha dichiarato che il fenomeno è “più diffuso di quanto immaginiamo”. “Abbiamo una grande sfida davanti a noi”, ha affermato, una sfida che riguarda in particolare l’educazione. Merkel ha infatti sottolineato come sia particolarmente importante rivolgersi a una nuova popolazione di giovani provenienti da paesi dove l’odio nei confronti di Israele e degli ebrei sono comuni.
È poi una citazione di Antoine de Saint-Exupéry a introdurre i visitatori attraverso “Open a door to Israel”, la mostra – patrocinata dal Ministero degli Affari Esteri di Israele e dall’Ambasciata di Israele in Italia – inaugurata la scorsa settimana nell’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano e che resterà a Roma fino al prossimo 11 febbraio. Nove porte colorate, per nove valori israeliani raccontati attraverso installazioni multimediali e interattive.
La rassegna stampa della settimana apre con le parole di Concetta Mascali, dirigente scolastica di un plesso ad altissima concentrazione di iscritti non italiani: “È giusto iscrivere il proprio figlio, italiano, in una scuola con ampia maggioranza di bambini stranieri, o di italiani di seconda o terza generazione? Se lo staranno chiedendo molte famiglie, dal momento che le iscrizioni si sono appena aperte e lo resteranno fino al 22 febbraio. La risposta è scontata: sì, è giusto. Perché il mondo sta cambiando e perché la vera parola straniera, anzi la vera idea straniera, è proprio la parola ‘straniero'”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(29 gennaio 2016)