“Museo Shoah, serve chiarezza”
Di passaggio per Roma dopo la mia aliyah dello scorso mese, ho letto con piacere che l’amministrazione capitolina ha sottoscritto con la ditta vincitrice della gara europea bandita nella primavera del 2013 – ma per i ripensamenti dell’amministrazione (e non solo) aggiudicata in via provvisoria solo a Novembre 2014 – il contratto d’appalto definitivo per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori di costruzione del Museo Nazionale della Shoah.
È questa una notizia che avrebbe dovuto rallegrarci tutti, soprattutto i pochi sopravvissuti dai lager ancora in vita e i figli delle migliaia di vittime italiane. Ho letto quindi con sorpresa e incredulità le dichiarazioni dell’attuale presidente della Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia, che preferisce “concentrarsi sull’attività viva” preoccupandosi che “si ritorni al passato puntando l’attenzione sull’immobile.” Evidentemente ignora che oggi i musei, come ha affermato la direttrice del MEIS di Ferrara, Simonetta Della Seta, (vedi Moked) “non sono luoghi del passato, di oggetti in vetrina ma poli esperienziali che servono a sollecitare l’identità delle persone, ad aggiungere storie alla nostra conoscenza”. Aggiungo che il costruendo Museo Nazionale della Shoah non è soltanto un risarcimento che l’Italia- che promulgò le infami leggi razziste antiebraiche nel 1938 e che fu corresponsabile con la Germania nazista della deportazione e della morte di 7000 cittadini ebrei dall’Italia e di 2000 da Rodi, allora territorio metropolitano – deve alle vittime , ma vuole essere soprattutto “un centro di studio, di didattica, di formazione dei docenti per mantenere viva e presente nella società civile la memoria della Shoah, contribuire alla promozione dei valori dell’uguaglianza e della pace tra i popoli con l’affermazione del principio di fratellanza e di accoglienza di ogni diversità, contro ogni forma di razzismo e di discriminazione fra gli uomini”, come recita lo Statuto della Fondazione.
Certamente è apprezzabile la preparazione di una mostra sul 16 ottobre 1943, ma mi permetto di ricordare che una grande mostra dallo stesso titolo fu già allestita dalla Fondazione al Vittoriano nel 2013, nel 70° anniversario della grande razzia degli ebrei di Roma, inaugurata dall’allora ministro dei Beni e delle Attività culturali, Massimo Bray.
Leone Paserman
(31 agosto 2016)