melamed Stati Uniti – Un secolo di mense scolastiche

mensa usaL’ultima è stata la diatriba del panino: la possibilità per i bambini che scelgono di portarsi il pasto da casa, di consumarlo insieme ai compagni che mangiano alla mensa scolastica. Ma i pasti forniti dalle scuole agli studenti sono spesso sotto i riflettori: la loro qualità, gusto, apporto nutrizionale, prezzo, capacità di soddisfare le esigenze di chi segue regimi dietetici particolari rappresentano una questione centrale per milioni di famiglie, in Italia e nel mondo. Negli Stati Uniti, la first lady Michelle Obama ha dedicato i suoi anni alla Casa Bianca a convincere gli americani, e soprattutto i più giovani, a mangiare in modo sano. Tra gli sforzi della signora Obama, quello di portare nelle scuole frutta e verdure al posto di patatine e bevande gasate. E ora che la presidenza di Barack sta per terminare, il sito Mental Floss, che si occupa di comunicazione rivolta alla generazione dei millennials (i nati tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000), ha scelto di approfondire il tema nella sua dimensione storica: come sono cambiati le mense nell’ultimo secolo.
“Cento anni fa, il pranzo a scuola come lo conosciamo oggi non esisteva. La maggior parte dei bambini tornava a casa a mangiare, oppure aveva qualche centesimo in tasca con cui comprava qualcosa di ben poco sano dai venditori di strada. Nei decenni successivi, le forza del mondo degli affari, la sanità pubblica, la politica hanno trasformato i pasti a scuola in un’esperienza comunitaria” si legge nell’articolo.
Ai primi del ‘900, a occuparsi di offrire il pranzo a prezzi sussidiati ai bambini di famiglie dei ceti più bassi, erano organizzazioni di volontariato, come la Women’s Education and Industrial Union, e la New York School Lunch Committee, che funzionavano in oltre 40 città: tra le pietanze, zuppa di piselli, riso, lenticchie, un pezzo di pane.
È negli anni ’20 che l’idea di fornire un pasto caldo prende piede, lanciando stufati e zuppe come scelte forti. In questo periodo, i nutrizionisti cominciano a mettere in evidenza la necessità di mangiare in modo sano, mettendo in guardia i genitori soprattutto delle aree rurali che crescevano i loro bambini a patate, caffè e cetriolini in salamoia. Al tempo della Grande Depressione è lo stesso governo federale a finanziare l’acquisto di derrate alimentari per le scuole, che cominciano a servire più carne, verdure e frutta. Per l’inizio degli anni ’40 ogni Stato americano prevede l’esistenza di mense scolastiche nei propri istituti, anche se durante la Seconda Guerra Mondiale la situazione peggiora per scarsità di lavoratori. Con l’età del baby boom, il numero di bambini aumenta al punto che le scuole cominciano a servire anche sandwich freddi per dare da mangiare a tutti. Iniziano poi a diventare diffusi gli alimenti molto ricchi di proteine, polpettone, salsicce, formaggi.
Negli anni ’60, cibi considerati un tempo etnici, come la pizza e il chili, debuttano nei menu delle mense, aggiungendosi a panini al burro d’arachidi e marmellata, fish&chips, purè di patate. Nel decennio successivo, le mense, per seguire la popolarità dei fast food, si buttano su hamburger, pollo fritto e patatine, mentre gli standard di qualità federali vengono man mano indeboliti: nel 1981, il ketchup arriva a essere classificato come verdura, mentre i fondi pubblici messi a disposizione per le mense continuano a diminuire. Negli anni ’90 addirittura molte scuole consentono a Mc Donald’s e compagnia di aprire al proprio interno. Nell’anno 2005, la metà degli istituti degli Stati Uniti servono cibi da fast food. Ma qualcosa comincia a cambiare e qualcuno inizia a preoccuparsi dei tassi di obesità e del peggioramento della salute dei bambini.
Nel 2010 il presidente Obama firma il Healthy Hunger-Free Kids Act, una riforma che prevede la reintroduzione degli standard di qualità federali.
“Nonostante l’impatto della nuova legge non sia ancora chiaro, una cosa lo è: con più di 10 miliardi di fondi all’anno, i pasti nelle scuole sono un grande business” conclude Mental Floss.

Rossella Tercatin

(4 novembre 2016)