melamed, teatro – Viaggio nella storia
Aprire la porta di una classe di terza media e trovarsi catapultati in un girone dantesco. Attraversare i corridoi, entrare nella classe successiva e in quella dopo ancora e rendersi conto di essere all’inferno. Solo che in questo caso gli inferni sono due e a fare da guida non c’è Virgilio, ma uno studente che accompagna i genitori in un viaggio itinerante dentro la storia contemporanea. La recita di fine anno alla scuola Dino Compagni di Firenze diventa uno straordinario spettacolo teatrale. Occasione per far rivivere il racconto di Federico Benadì, ebreo fiorentino sopravvissuto alle persecuzioni della Seconda guerra mondiale, ma anche un impulso a far riflettere sulle persecuzioni di oggi con la vicenda vera di una famiglia siriana fuggita dalla guerra e rifugiata in Toscana. Il progetto “Memoria, le radici del futuro”, che ha debuttato la scorsa settimana e sarà riproposto alle famiglie domani pomeriggio alla presenza di Benadì e dei rifugiati della Siria, coinvolge tutti gli studenti delle sette terze medie dell’istituto. Più di 140 ragazze e ragazzi che, da ottobre, hanno iniziato un percorso fatto di ascolto delle testimonianze, scrittura della sceneggiatura, realizzazione di video e disegni e prove di canti e balli. Dietro le quinte gli insegnanti di italiano, storia dell’arte, musica, informatica, matematica ed educazione fisica, coordinati dal tocco professionale dell’attore e regista Giovanni Micoli. «È uno spettacolo diverso, mai un progetto scolastico ha osato tanto —racconta Micoli — il pubblico viene trascinato dentro la storia e ne diventa protagonista. Gli spettatori s’immedesimano in un Federico Benadì entusiasta, da piccolo, per l’arrivo di Mussolini. Ne condividono la sofferenza quando il professore legge dalla cattedra il regio decreto che dispone la cacciata degli studenti ebrei dalle scuole pubbliche. Provano paura con lui mentre vive da invisibile nelle campagne fiorentine per sfuggire alla cattura. Addirittura, c’è un momento in cui devono sventolare le bandierine con la svastica nazista perché l’ordine è accogliere con gioia l’arrivo di Hitler a Firenze». Le tappe del viaggio sono 12 e 12 sono le scene riprodotte dagli studenti che recitano, ballano, cantano e suonano gli strumenti dal vivo. «A rendere speciale lo spettacolo è la sua trasversalità — commenta la preside, Lucia Bacci — con l’insegnante di italiano hanno realizzato i testi, con quello di musica i canti ebraici e con quello di matematica hanno smontato la ‘teoria scientifica del concetto di razza’».
Valeria Strambi per La Repubblica Firenze
(12 maggio 2017)