“Shoah e migranti,
paragone che non esiste”
Ho letto con dispiacere l’articolo di Gadi Luzzatto Voghera apparso venerdì su questo notiziario.
Polemiche simili sono ormai all’ordine del giorno all’interno dell’ebraismo italiano. Polemiche a cui si è sempre deciso di rispondere tramite altri canali ma è evidente che se il perimetro dello scontro/confronto diventa pubblico non ci si può esimere dal rispondere altrettanto pubblicamente. E pazienza se per una volta a rimetterci è la collettività. Se non scrivessi tali parole sul lungo periodo sarebbe solo peggio.
Giulio Meotti, soggetto non esplicitato nell’articolo dal direttore del CDEC, è un giornalista stimato e che merita con sincerità tutto il nostro apprezzamento. Un giornalista serio che non manca mai di metterci la faccia e mette costantemente a repentaglio anche se stesso per poter sostenere le proprie idee, tra cui ovviamente la difesa di Israele e degli ebrei. Ce ne fossero altri cento come Giulio Meotti nel panorama giornalistico italiano e non ci sarebbero problemi come antisemitismo e antisionismo in Italia.
Sottoscrivo inoltre le parole dell’amico Giulio nel registrare un certo sgradevole fenomeno politicizzato nel voler a tutti i costi rendere sempre più presente l’associazione tra Shoah e immigrati. L’ultimo della serie è comparso su Huffpost a firma di Roberto Della Seta: “Aiutiamoli a casa loro, significa nei lager libici?”.
Che senso ha fare tali paragoni? Che senso ha continuare ad ospitare migranti all’interno del Memoriale della Shoah di Milano che non rischiano, oggettivamente parlando, a causa dell’indifferenza, di finire nei forni crematori?
Certe cose bisogna dirle chiaramente e non ci si può più nascondere dietro un dito.
Gianluca Pontecorvo, Consigliere UCEI
(13 agosto 2017)