Ninna nanna
per un bambino mai nato
A seguito del rastrellamento del quartiere ebraico di Roma da parte delle truppe tedesche nell’ottobre 1943, il penitenziario di Regina Coeli ospitò numerosi ebrei, alcuni di essi vittime di delazione; da Regina Coeli furono prelevati 320 detenuti successivamente fucilati presso le Fosse Ardeatine.
In via Tasso, nel rione romano Esquilino, era ubicato un altro penitenziario controllato dalle autorità d’occupazione tedesche nonché sede degli apparati di sicurezza della Gestapo; presso il carcere di via Tasso furono rinchiusi e torturati migliaia di antifascisti, molti di essi fucilati a Forte Bravetta o successivamente prelevati e fucilati presso le Fosse Ardeatine.
In entrambi i siti non poteva non svilupparsi una produzione musicale imbevuta sia di sofferenza che di amara ironia nei riguardi dell’occupante tedesco, sempre controllata nella forma e curata nei testi e nella metrica; in alcune di queste opere erano contemplati strumenti musicali (in un caso, l’intera orchestra), strumenti che in realtà vivevano – e suonavano – nella mente dei loro autori, rinchiusi nelle celle durante la gran parte del giorno.
A Regina Coeli nascono stornelli in stile romanesco, introdotti dal classico “fiore di…”, repertorio poetico–musicale popolare assai ricercato nella rima, da considerarsi a tutti gli effetti letteratura musicale concentrazionaria (in tale ricerca, un penitenziario sotto regime militare va considerato Campo alla stregua di una nave–carcere o altri siti di cattività); in uno dei suddetti stornelli era altresì previsto l’uso del goliardico pernacchio al richiamo dell’occupante tedesco, in stile Totò maresciallo nel film di Sergio Corbucci.
Uno stornello di Regina Coeli è invece molto tragico e richiama un episodio di presunta delazione e si chiama Stella del Porto (la melodia richiama vagamente il canto gregoriano Stella Maris); il testo del canto fu pubblicato sul settimanale L’Espresso del 17 aprile 1960 dallo scrittore e giornalista Furio Monicelli (fratello del regista) e riportato su Canti della Resistenza italiana (Collana del Gallo Grande, 1960 pag. 215) mentre la melodia fu ricordata a memoria da Ester Pace Sonnino.
Un giovane Claudio Villa, convocato a Regina Coeli per una deposizione, ricordava che nell’attesa era seduto accanto a un tizio che portava evidenti segni di percosse; in quei tragici frangenti il celebre cantante romano non riconobbe il tenore foggiano Nicola Ugo Stame, sergente maggiore dell’aeronautica passato nel 1943 alla Resistenza nelle fila partigiane di Bandiera Rossa.
Identificato dalla banda Koch presso la latteria di via S. Andrea delle Fratte in Roma e arrestato il 24 gennaio 1944 dopo una violenta colluttazione in piazza Mignanelli, Stame fu condotto in via Tasso, torturato (i militari tedeschi gli fracassarono il torace), trasferito a Regina Coeli e infine prelevato per essere ucciso alle Fosse Ardeatine; di Stame conserviamo una rara registrazione discografica dell’aria Di quella pira l’orrendo fuoco dal terzo atto de Il Trovatore di G. Verdi (altre sue registrazioni andarono smarrite a Tripoli dopo la Guerra).
All’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 il musicista e sacerdote Giuseppe Morosini – cappellano militare nel 4° Reggimento artiglieria di Laurana – passò alla Resistenza affiliandosi a un gruppo di partigiani presso Monte Mario con il nome di battaglia di Nino Valeri; il 4 gennaio 1944, in seguito a delazione di un altro sacerdote, fu catturato dai tedeschi e trasferito a Regina Coeli.
A Regina Coeli Morosini stese nel gennaio 1944 la partitura di una Fantasia Campestre per piccola orchestra, opera strutturalmente debole e incompleta; sul frontespizio (nella foto) l’opera è dedicata a Marcello Bucchi, citato come “compagno di ideale e di carcere” laddove per “ideale” si intende la dottrina socialista nella terminologia dell’epoca.
Nella cella 382 di Regina Coeli Morosini compose altresì una splendida Ninna Nanna per soprano e pianoforte, scritta con discreta cura dell’accompagnamento pianistico; la canzone fu dedicata al figlio di Epimenio Liberi, suo compagno di cella successivamente ucciso alle Fosse Ardeatine.
Alcuni anni fa, al termine di una ricerca sui discendenti della famiglia di Epimenio Liberi, Antonio Poce – docente presso il Conservatorio di Musica di Frosinone e profondo conoscitore della vita di Morosini – scoprì che nel 1944 la moglie di Liberi perse il bambino dedicatario della Ninna Nanna a causa dello shock della fucilazione del marito.
Torturato e processato, Morosini fu condannato a morte e fucilato presso Forte Bravetta in Roma il 3 aprile 1944; il manoscritto originale di questa Ninna Nanna per un bambino mai nato è oggi conservato presso il Museo della Liberazione di Roma, sorto nel sito del carcere di via Tasso.
Francesco Lotoro
(23 agosto 2017)