Antisemitismo senza ebrei
In Polonia le forze dell’estrema destra hanno or ora marciato scandendo slogan antisemiti. Non è una novità, perché l’antisemitismo senza ebrei (ne resteranno forse diecimila?) è scoppiato anche nel 1968 e nel 1981, ed era emerso anche come anti sionismo. Penso a Marek Edelman, un eroe della Resistenza contro i nazisti, che combatté assieme a Mordechai Anielewicz; Edelman era bundista, Anielewicz sionista socialista. Edelman era un anti sionista, in frequente polemica con Israele, e lo affermava senza alcuna ambiguità. Anche per questo, per la mancanza di ogni ambiguità, è stato un gigante, con una vita di lotte coerenti, coraggiose, mosse dai suoi ideali, e mai da interessi personali. Quando morì, Moshe Arens, già ministro degli esteri e della difesa in Israele, scrisse su Haaretz un articolo (Requiem per il Bund) dove lo ricordava come l’ultimo bundista. I sionisti socialisti, scrisse Arens, credevano nella solidarietà fra lavoratori ebrei e arabi, mentre il Bund credeva nella solidarietà fra lavoratori ebrei e polacchi. Volevano una Polonia socialista dove gli ebrei avrebbero mantenuto la cultura yiddish. Vladimir (Ze’ev) Jabotinsky, scrisse Arens, invitò nel 1938 gli ebrei polacchi a fare alià, avvertendo dell’imminenza della catastrofe. Il resto è storia. Negli ultimi anni, Moshe Arens, dalle idee opposte a quelle di Edelman, cercò di ravvicinare invano Edelman ad Israele; sarebbe bene che in questo mondo così avvelenato si considerasse che la radicale diversità di idee (l’approccio di Edelman verso la questione araba irritò moltissimi israeliani eminenti) non fece velo alla grande ammirazione di Arens per Edelman. Certo, ambedue erano grandissime figure, non dei gregari con pretese salottiere. Edelman è stato un eroe prima e dopo la guerra, un eroe per tutta la vita. Le ultime manifestazioni polacche di antisemitismo non possono sorprendere perché, come detto, non sono nuove ma segnano una linea priva di qualsivoglia interruzione. Dispiace per noi, dispiace per la società polacca, dispiace anche per Marek Edelman, il cui amore per la Polonia e per le sue idee avrebbe dovuto dissuadere dall’indifferenza nei confronti di queste tristi quanto pericolose fiammate.
Emanuele Calò, giurista
(14 novembre 2017)