Educare per meglio prevenire
La parola chiave è responsabilità. Responsabilità dei singoli, di tutti i cittadini. Così come responsabilità delle istituzioni e dei governi. L’importante giornata Osce dedicata alla lotta all’antisemitismo serve a chiarire già nei suoi intenti dichiarati che senza una forte affermazione di responsabilità per le democrazie non c’è futuro. Responsabile del primo panel dell’incontro, quello tutto dedicato alla responsabilità delle istituzioni e dei governi, l’ambasciatore Sandro De Bernardin, già ambasciatore italiano in Israele, è ben consapevole dell’importante ruolo che la diplomazia it liana si assume nell’anno da poco cominciato. Certo la guida dell’Osce, ma anche, ormai mancano poche settimane, l’avvio della presidenza italiana dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che proprio sotto la guida del diplomatico italiano prenderà il via all’inizio di marzo con una solenne cerimonia a Berlino. Un gruppo di lavoro destinato a chiamare in prima persona a confronto funzionari governativi ed esperti dei 57 paesi aderenti all’Osce e degli 11 paesi partner. Proprio questa straordinaria larghezza di partecipazione – spiega De Bernardin – serve a capire come su questo tema delicato di combattere l’odio e l’antisemitismo il ruolo di una grande organizzazione internazionale come l’Osce e dell’Ihra, che ha un numero di paesi partner più ristretto e più omogeneo possa essere diverso e complementare. “Uno dei temi di spicco, quando si fa riferimento al concetto di responsabilità degli stati e dei governi – aggiunge il diplomatico – è confrontare i modelli e le possibili procedure nell’identificazione e nella classificazione dei problemi. In queste organizzazioni ci troviamo alle prese con modelli politici differenti, con apparati legislativi differenti che sono stati ideati per perseguire i reati di odio e discriminazione. E non possiamo dimenticare le diversi esigenze di dare risposte precise al diritto di sicurezza delle realtà ebraiche in Europa”. Prevenire l’antisemitismo e rispondere con durezza ed efficacia a ogni azione criminale. “Sono dilemmi – aggiunge l’ambasciatore spiegando il filo conduttore del panel a lui affidato – che devono essere calibrati fra il rispetto della legge e l’obbligo della morale”. E se in questo anno di forte impegno italiano sul fronte della difesa della democrazia e della lotta all’odio sarà possibile trovare una convergenza e innescare un circolo virtuoso, questo verrà proprio dalla possibilità di identificare nuovi standard condivisi. Per raggiungere un risultato effettivo è importante che il sistema Italia metta al servizio della collettività internazionale le esperienze acquisite e costituisca un esempio di buone pratiche. “In pratica quello che conta – conclude De Bernardin – è ricordare che il discorso non si gestisce solo con manifestazioni formali e che non si chiude il 27 gennaio. Che si tratta di guardare molto più avanti al fine di raggiungere una collettiva assunzione di responsabilità”. Guardando oltre in un anno denso di impegni, c’è da ricordare le due grandi conferenze internazionali dell’Ihra in programma per la primavera e l’autunno a Roma e a Ferrara e in settembre il ricordo dell’infame discorso pubblico tenuto a Trieste con cui Mussolini annunciò l’avvio della legislazione antiebraica in Italia. Con un marcato accento posto dall’Osce sul fronte della lotta all’odio antiebraico e le altre date che scandiranno un 2018 denso di impegni per la diplomazia italiana, il banco di prova della giornata alla Farnesina serve per rivendicare al nostro paese un ruolo da protagonista sul fronte della protezione dei diritti e delle libertà e serve a fare dell’Italia il terreno di confronto e di scambio d’esperienze fra tutti i governi e fra tutte le istituzioni impegnate nella difesa degli ideali di democrazia e valorizzazione della diversità.
g.v
(29 gennaio 2018)