“Polonia, la Memoria a rischio
Difendiamola tutti insieme”
Un appello a studiosi, ricercatori e società civile per salvaguardare il diritto-dovere alla Memoria, all’istruzione e alla conoscenza della Shoah: valori gravemente minacciati dalla legge firmata nelle scorse ore dal presidente polacco Andrzej Duda. A rivolgerlo è la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
“Se dalla Corte costituzionale polacca arriverà il via libera al provvedimento sarà per l’Europa delle nazioni che nel dopoguerra hanno voluto riaffermare principi di verità e libertà, e per comunità scientifica tutta, un giorno triste e di spartiacque” sottolinea la Presidente dell’Unione nel suo appello, cui è possibile aderire scrivendo all’indirizzo di posta elettronica appellopolonia@ucei.it
L’invito, sulle diverse postazioni social, è anche ad usare l’hashtag #noleggepolonia.
“La Polonia è un grande paese, con una grande storia, che ha conquistato con sofferenza ed eroismo la libertà di parola. Una legge come quella approvata il 31 gennaio scorso dal Parlamento – così si era precedentemente rivolta Di Segni al Presidente Duda, nel tentativo di impedire la firma – è un tradimento di questi valori”.
Messaggi di solidarietà e impegno sono stati invece inviati al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Polacche Leslaw Piszewski e ai rappresentanti polacchi della International Holocaust Remembrance Alliance.
Studiosi, ricercatori, società civile,
quello che vi rivolgo è un appello a nome dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di tutti gli ebrei italiani a condividere una comune preoccupazione: la limitazione alla libertà di ricerca.
È un appello che nasce in ragione della firma apposta dal presidente polacco Andrzej Duda su una legge che sposta alle aule dei tribunali l’indagine su responsabilità e vicende storiche che dovrebbero essere studiate, conosciute ed approfondite nelle aule di scuole e università. Una legge di poche righe che afferma e al contempo nega, con il voto dei parlamentari polacchi, ciò che invece deve essere dedotto dalle miriadi di coraggiose testimonianze, provenienti da tutti i Paesi e i territori allora occupati, sul sofferto vissuto, di vite spezzate e infanzie negate, di documenti archiviati e rintracciati, esplorato nei centinaia di luoghi che compongono la geografia dell’odio, delle persecuzioni e dello sterminio. Non solo i Campi, non solo il periodo dal Primo settembre ’39 al 27 gennaio 1945.
La Polonia fu senz’altro vittima di una spietata occupazione della Germania nazista che in quel territorio realizzò i crimini più efferati nella storia dell’uomo. Ci furono senz’altro migliaia di cittadini polacchi e di Giusti tra le nazioni riconosciuti dal Yad Vashem e ancora da ricercare, che hanno rischiato la vita e ne hanno salvate molte. Ma se ciò avvenne fu anche per la complicità, di civili e forze di Polizia che hanno perpetuato l’odio tramandato in molti secoli, che poco fecero per impedire quel massacro, che collaborarono ovunque e in tutto il territorio polacco, cosi come vi furono altri e nuovi anche dopo la liberazione.
Il vero tema oggetto di serie ricerche e indagini, anche giudiziarie, non è il binomio “campi polacchi” o “campi nazisti” ma quello delle responsabilità, dell’estensione dell’odio e dei crimini commessi, della deumanizzazione prima e lo sterminio dopo, di ciò che la Polonia ha perso definitivamente nel mondo svanito con i suoi oltre tre milioni di ebrei dispersi nelle ceneri dei campi, della libertà di ricerca storica e dell’arte oggi, del ricorso all’orgoglio nazionale quale scudo per ogni confronto serio e autorevole.
Se dalla Corte costituzionale polacca arriverà il via libera al provvedimento sarà per l’Europa delle nazioni che nel dopoguerra hanno voluto riaffermare principi di verità e libertà, e per comunità scientifica tutta, un triste giorno e di spartiacque. Tra ragione e il torto. Non per la pronuncia di semplici riferimenti geografici e di fierezza polacca, ma tra la negazione e la salvaguardia della libertà di ricerca e di studio.
Per questo l’invito è a sottoscrivere, ad impegnarvi e aderire con il vostro nome e la vostra autorevolezza di esperti o di cittadini della nostra Europa e con determinazione salvaguardare il diritto-dovere alla Memoria, all’istruzione, all’arte, alla conoscenza, alla critica, alla vita.
Noemi Di Segni, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
(7 febbraio 2018)