“Polonia, Memoria da difendere”
Un appello e un hashtag per difendere la Memoria. Studiosi, ricercatori e società civile: una vera e propria chiamata a raccolta che dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è diretta all’insieme dell’opinione pubblica. Difendere la Memoria, difendere la il diritto-dovere al ricordo consapevole, all’istruzione, all’arte, alla conoscenza, alla critica, alla vita gravemente minacciati dall’iniziativa del Presidente Andrzej Duda e del Parlamento di Varsavia con una legge che, ora al vaglio della Corte costituzionale, se approvata porterà a conseguenze gravissime (tra cui il carcere) per chiunque attribuirà a individui e/o collettività polacche delle responsabilità nella Shoah.
“Se dalla Corte costituzionale polacca arriverà il via libera al provvedimento sarà per l’Europa delle nazioni che nel dopoguerra hanno voluto riaffermare principi di verità e libertà, e per comunità scientifica tutta, un giorno triste e di spartiacque” sottolinea la Presidente UCEI Noemi Di Segni nel suo appello, cui è possibile aderire scrivendo all’indirizzo di posta elettronica appellopolonia@ucei.it. L’invito, sulle diverse postazioni social, è anche ad usare l’hashtag #noleggepolonia.
Ieri intanto a Roma la Comunità ebraica, d’intesa con i giovani studenti ebrei e l’associazione Figli della Shoah, e con la collaborazione del Benè Berith, ha organizzato un presidio di protesta davanti all’ambasciata polacca nella Capitale. Tra i cartelli esposti ‘La Polonia rifiuta la storia’, ‘Vergogna negazionista’, ‘Auschwitz dove?’. Duecentocinquanta circa i presenti, con una delegazione guidata dalla presidente Ruth Dureghello che è stata poi ricevuta dal personale diplomatico. Ha affermato Dureghello nell’occasione: “Occorre un’assunzione di responsabilità da parte dell’intera Europa. Noi ebrei non possiamo essere i soli a protestare, questa non è una preoccupazione solo nostra ma deve essere di tutti”. Nella nota diffusa dall’ambasciata viene comunicato: “L’incontro con la delegazione dei manifestanti si è svolto in buona atmosfera e con volontà di dialogo per chiarire le disposizioni della nuova legge”. E vi si legge ancora: “Da parte nostra abbiamo sottolineato e teniamo a sottolineare che siamo sempre aperti a parlare delle incomprensioni che accompagnano la legge approvata in Polonia. Una legge concepita con il fine principale di combattere la negazione e la falsificazione della verità sull’Olocausto, ivi compreso lo sminuire la responsabilità dei veri colpevoli di questi crimini”. In un passaggio si fa inoltre esplicito riferimento a un messaggio-appello precedentemente inviato dalla Presidente Di Segni a Duda. “La Polonia è un grande paese, con una grande storia, che ha conquistato con sofferenza ed eroismo la libertà di parola. Una legge come quella approvata il 31 gennaio scorso dal Parlamento – scriveva Di Segni – è un tradimento di questi valori”.
Comunica al riguardo l’ambasciata: “Il presidente Duda, come da lui stesso dichiarato, nel prendere la decisione ha tenuto presente tutte le voci che si sono levate sul tema, compreso quella dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che venerdì scorso gli aveva rivolto un appello”.
(9 febbraio 2018)