Criteri e condizioni
Cosa spinge un Collegio Docenti, cioè decine di persone presumibilmente molto indaffarate in questo periodo dell’anno, a discutere per circa mezz’ora sulla differenza tra “criteri” e “condizioni” o su quella tra “importante” e “rilevante”? Si parla, in questo caso, dei criteri (o condizioni?) per determinare promozioni o bocciature, condizioni (o criteri?) stabiliti da molti anni, su cui tutti concordano e che nessuno intende cambiare. Mentre registro mentalmente il tempo dedicato al tema riproponendomi di citare l’episodio se mai dovessi sentire qualcuno che prende in giro le discussioni talmudiche, provo anche ad azzardare tra me e me qualche considerazione: chiaramente le discussioni terminologiche appaiono sterili a chi non conosce il contesto in cui avvengono e cosa c’è dietro alle questioni specifiche. Questo vale certamente per le discussioni talmudiche; non sono sicura che sia altrettanto vero per la discussione scolastica a cui assisto mio malgrado, anche se intuisco che agli occhi di qualcuno sono in gioco questioni rilevanti sull’autonomia e sul potere decisionale dei singoli organi della scuola. Intuisco anche che l’esigenza di precisione assoluta nelle parole usate sia volta a tutelarci il più possibile da eventuali ricorsi, e questo porta una volta di più a riflettere amaramente su quante energie costi alla scuola di oggi il venir meno della tradizionale alleanza educativa tra insegnanti e genitori. Infine mi domando: quanti tra noi insegnanti di italiano continueranno a correggere “condizioni” con “criteri” (o viceversa), oppure “importante” con “rilevante” (o viceversa) nonostante oggi si sia dimostrato in modo evidente che tali termini non hanno un significato univoco neppure per un gruppo tutto sommato omogeneo di adulti laureati?
Anna Segre, insegnante