Attenti al PTOF
Il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (triennale si fa per dire, dato che sono previsti aggiornamenti annuali), che ogni scuola è tenuta a compilare, è un’incombenza che turba il sonno di molti insegnanti e dirigenti scolastici. Difficile dire quanto sia effettivamente utile; personalmente non conosco nessun genitore che abbia scelto la scuola per i propri figli in base al PTOF, ma certo non conosco tutti i genitori d’Italia.
Come nasce un PTOF? Prima di tutto, il principio generale per cui il tempo che in una riunione viene dedicato a ciascun argomento è inversamente proporzionale all’importanza dell’argomento stesso si combina con un altro principio generale secondo il quale un argomento che appare importante a noi sicuramente sembrerà trascurabile a qualcun altro e viceversa. Sarebbe stato opportuno includere tra i valori della scuola la laicità? Quali obiettivi dobbiamo indicare per spiegare perché facciamo parte della rete di scuole per la didattica della Shoah? Sarebbe stato utile parlare di competenze imprenditoriali? Questi sono alcuni dei temi che apparivano interessanti a me, e quindi, per i principi sopra enunciati, sono stati discussi in modo abbastanza frettoloso, o (come nel caso della laicità, e mi assumo la mia parte di responsabilità per questo) non sono stati discussi affatto.
Inoltre il meccanismo permette solo con grande fatica di tenere sott’occhio tutto quello che viene scritto nel PTOF; per esempio, il confine tra un’analisi oggettiva del contesto territoriale e una frase che suona pericolosamente come un vanto per la condizione socio-economica dell’utenza è più sottile di quanto possa sembrare, e bisogna fare attenzione a non cascarci. Le parole pesano: non è la stessa cosa se si pone l’accento sulla tradizione o sul futuro, non è la stessa cosa dire genericamente che gli allievi devono evitare atteggiamenti intolleranti o parlare di “rispetto della diversità, di confronto responsabile e di coscienza civile, costituzionale e democratica”. Ci sono frasi che si ereditano di anno in anno, di triennio in triennio, e nessuno più ricorda quale fosse la ragione per cui erano state inserite, finché a un certo punto magicamente si crea una maggioranza disposta a sostituirle. E in ogni momento potrebbe saltar fuori una maggioranza (o una minoranza che approfitta della distrazione della maggioranza) che infili qua e là qualche frase discutibile o inquietante. In questi tempi in cui molti si sentono autorizzati a dire qualunque cosa passi loro per la testa e in cui non si può dare nulla per scontato anche il PTOF può essere un’insidia, e bisogna fare attenzione perché non è detto che altri faranno attenzione per noi.
Anna Segre