Oltremare – Chava torna
Chava torna. Non è veramente mai stata via più di tanto, ma Chava Alberstein con la sua canzone “London” del 1989, in cui parlava di una donna che va a vivere a Londra, e spiega che a Londra c’è buona musica e ottima televisione, ci aveva all’epoca un po’ ingannati: “Halo, ani olechet” (Pronto, io me ne vado). Erano anni difficili in Israele, con la prima intifada che infuriava, sassi contro soldati, e una fuga almeno mentale era probabilmente comprensibile a guardarla da Israele. Non dall’altra parte del mare, dove all’epoca vivevo: lì, “London” la si cantava come canzone un po’ vietata. Ma come, una canzone che parla di yeridá? Di lasciare Israele? Ci pareva quasi una rottura, un abbandono vero dell’ideale. Anche se poi la canzone aveva la leggerezza di un testo brevissimo e ripetitivo, per nulla combattiva o piantagrane come in fondo è giusto che il rock sia, anche quando soft. Ma quel che è stato è stato, e finalmente dopo trent’anni Chava torna, cambiando le parole della canzone, almeno in pubblicità. A dirla tutta non è andata liscissima: i puri e i gentili d’animo si sono un po’ offesi a vedere una colonna portante di mezzo secolo di musica israeliana che tutto a un tratto si diverte – è evidente – in una specie di musical pubblicitario coloratissimo cantando “Halo, ani chozeret..” (Pronto, sto tornando..) a beneficio delle sue proprie tasche e di una compagnia di televisione via cavo. Eppure viviamo in un’era in cui i miti sono quasi tutti infranti da tempo immemorabile, e perfino cantanti tutti d’un pezzo forse possono ormai prendersi il sacro sfizio di cantare a pieni polmoni cavalcando draghi sputafiamme sul piccolo schermo, soprattutto quando possiedono ancora, come Chava, una voce e una presenza di scena difficili da mettere in discussione.
Daniela Fubini