Parlamento e piazza
“Per somma ventura nostra, di uomini e di cittadini, nell’anno celebrativo del primo centenario dall’inizio delle lotte per l’indipendenza e l’unità italiana siede in Roma un’Assemblea rappresentativa di popolo, liberamente eletta”. Era il 1948 e si erano da poco conclusi i lavori dell’Assemblea Costituente di cui Umberto Terracini – l’autore di queste commosse parole – era stato Presidente. Nella rivendicazione orgogliosa della storia secolare del parlamentarismo italiano si rifletteva il suo modo di intendere il diritto di cittadinanza e le sue forme di rappresentanza come valore supremo a cui rimandare, a prescindere dagli orientamenti politici di riferimento. Sono trascorsi altri settant’anni e nuovamente sembra necessario ricordare a molti dei nostri concittadini la centralità ineludibile del parlamento per il funzionamento della democrazia. Chi ne contesta le prerogative compie un atto apertamente ostile nei confronti della convivenza democratica e dei principi di cittadinanza. Chi contrappone alle dinamiche parlamentari la contestazione di piazza, analogamente a chi propone elezioni anticipate a ogni nuovo sondaggio (delegittimando implicitamente il parlamento in carica) allarga le crepe della nostra impalcatura istituzionale. Non ne abbiamo bisogno. La democrazia parlamentare italiana – come insegnano generazioni di costituzionalisti – è di certo piena di difetti ma si fonda su basi di grande solidità offerte da una Costituzione che garantisce le nostre libertà, che troppo spesso diamo per scontate ed acquisite. È nel parlamento che si esprime la laicità dello stato, consentendo a tutti i cittadini (a prescindere dalla fede politica o religiosa, dal colore della pelle, dal genere) di godere di un livello di libertà e di una quantità di diritti che mai in passato sono esistiti in questo paese. Ci può andar bene o meno un certo governo e siamo ben legittimati ad avanzare critiche e a proporre cambi di linea. Ci sta. Si eviti tuttavia di muovere contro il parlamento nelle sue funzioni istituzionali. Senza di esso non potremo più esprimere alcuna critica e saremo privati delle libertà che diamo per scontate nei nostri sproloqui su facebook e su twitter.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC
(6 settembre 2019)