Le responsabilità polacche
Ho sempre provato un po’ di disagio a commentare gli atteggiamenti polacchi nei riguardi della Shoah. Disagio per il fatto che la Polonia non voglia riconoscersi nella sua storia e nelle sue responsabilità per aver collaborato con delazioni, massacri e collaborazionismo allo sterminio degli ebrei. Disagio perché certamente ci saranno stati anche dei polacchi che hanno aiutato gli ebrei a salvarsi. Disagio perché gli ebrei polacchi sterminati dai nazisti in Polonia furono poco meno di tre milioni. L’eliminazione di un ebraismo intero. Grande disagio, infine, perché in Polonia ci si rifiuta di sentir parlare di antisemitismo polacco.
Ora si scopre (ne parla Haaretz) che da una quindicina d’anni un movimento di estrema destra polacco sta cercando, accanto alla negazione delle responsabilità polacche, di creare una storia parallela, una verità falsa, propalando notizie su un ipotetico campo di sterminio a Varsavia dove sarebbero stati uccisi dai nazisti duecentomila polacchi. Ecco finalmente la prova definitiva che i polacchi sono stati vittime dei nazisti alla stregua, se non più, degli ebrei. Come a dire, anzi: “Noi, e non gli ebrei, siamo stati le vere vittime del nazismo, come del resto abbiamo sempre affermato. E voi del nostro sterminio non vi siete mai occupati, non ne avete mai parlato. Perché voi pensate solo a voi stessi e vi lamentate egoisticamente solo della vostra sorte e della vostra storia”. Il presunto, inesistente sterminio polacco si è meritato nel tempo targhe e monumenti, cerimonie e lacrime fasulle.
Dunque, la Polonia sta cercando, da un lato, di negare il proprio ruolo nella Shoah e, dall’altro, di riempire lo spazio vuoto lasciato dalla negazione o dal silenziamento della Shoah con una storia inventata ad arte. Storia di vittimismo e di morti inesistenti. E ciò proprio mentre si denunciano gli ebrei di esagerare (quando non di inventare) le cifre dello sterminio.
Peccato che la nostra storia, in Occidente, l’abbiano fatta per lo più gente come i polacchi. E dopo averla fatta si siano anche preoccupati di distorcerla, attribuendo ad altri la responsabilità delle proprie azioni criminali – si veda il massacro degli ebrei a Jedwabne, per l’appunto, nel 1941, ad opera di bravi cittadini polacchi. Peccato anche che i polacchi abbiano cercato di nascondere la disumanità di una popolazione che massacra i suoi ebrei (fra i pochi sopravvissuti allo sterminio nazista) pur di non restituire loro le case abusivamente occupate – si veda il pogrom di Kielce, nel 1946, a guerra finita. I pochi ebrei del paese, che la sorte ha strappato alla barbarie nazista, sono un elemento di disturbo per la pace e per l’economia domestica polacca, e meritano di essere eliminati. Non so se in Italia, o altrove in Europa, qualcosa del genere sia mai accaduto. Credo proprio di no. In Polonia, e questo è certo, i fatti sono documentati. E non ci si può non chiedere, anche senza pretendere di concedersi una risposta, che cosa differenzi i polacchi dagli italiani, o dai danesi. Probabilmente solo un modo diverso di vivere la convivenza con gli ebrei del paese. O una storia secolare sulla quale il dolore minore è quello di sorvolare.
Per fortuna Wikipedia è un sistema aperto, che consente di smascherare e correggere falsi e storture. Non si raddrizzeranno certo i torti ristabilendo la verità storica, ma si darà almeno ai morti il diritto all’ultima parola. E alla verità.
Dario Calimani, Università di Venezia
(8 ottobre 2019)