Gli IMI e il fascismo
Ho letto con interesse l’articolo “Il coraggio di dire di no al nazifascismo” pubblicato il 10 ottobre scorso. Dissento però dal titolo: l’argomento dell’articolo non è relativo a persone che hanno detto di no al nazifascismo, bensì che hanno detto di no al nazismo. Mi spiego meglio: senza assolutamente omettere il fatto che gli IMI non hanno accettato di servire sotto l’autorità nazista e della Repubblica di Salò, e per questo sono stati arrestati, uccisi sul posto o portati in campi di concentramento dove hanno patito atroci sofferenze; quindi premesso che è giustissimo ricordare ed esaltare il loro sacrificio, non è corretto dal punto di vista storico e della memoria ebraica, omettere il fatto che la ribellione degli IMI non è stata al fascismo perché, se così fosse stato – magari! – è chiaro che non ci sarebbe stata nessuna guerra in quanto l’Italia – sto ovviamente semplificando – non avrebbe avuto nessun esercito. I soldati dell’esercito italiano hanno fatto il loro “dovere” sotto il regime fascista, servendo il re e tale governo. Solo nel momento dell’armistizio, e quindi quando il “nemico” è diventato “esterno” (il nazismo), non più “interno” (il governo fascista italiano), allora gli IMI – come, del resto, molti altri italiani – si sono ribellati. Onorare giustamente la memoria degli IMI fornendo un messaggio che racconta solo una parte della storia – quindi travisandola – non è un buon servizio alla memoria né della storia ebraica, né della storia italiana. Gli IMI hanno compiuto un atto giusto e onorevole – e questo va ricordato – ma lo hanno fatto alla fine – e anche questo va ricordato, altrimenti si perde il senso dello svolgimento dei fatti storici, non si capisce più come certi fatti siano accaduti e l’unico risultato, alla fine, è la cancellazione della storia, non il suo ricordo: nel mondo vi sono già persone che per antisemitismo o ignoranza negano la storia e nella situazione attuale credo che non possiamo permetterci che questo – pur sicuramente inconsapevolmente – venga effettuato dalle istituzioni ebraiche anche solo con l’utilizzo di termini forieri di messaggi errati in un titolo.
Silvia Haia Antonucci
(27 ottobre 2019)