Dopo le proteste per il testo antisemita
Dacia Maraini fa marcia indietro
“Non volevo parlare di ebraismo”
“Non intendevo parlare della religione ebraica, ma solo riferirmi alla Chiesa cattolica che certamente è stata nella storia misogina e vendicativa. Mi dispiace di avere sollevato questo vespaio. Ma non ho scritto un saggio sulla Bibbia”.
Fa marcia indietro Dacia Maraini, la nota scrittrice che fu moglie di Alberto Moravia e di cui il Corriere della Sera ha pubblicato ieri un testo che, come ha denunciato la presidente UCEI Noemi Di Segni, disseminava pregiudizi antisemiti “che sono stati da lungo tempo rigettati anche dalle ali più retrive dello stesso mondo cattolico”.
Questo scriveva infatti Maraini del Natale: “Un giorno in cui si festeggia la nascita di un bambino straordinario che ha cambiato le sorti di una grande parte del mondo. Un giovane uomo che ha riformato la severa e vendicativa religione dei padri, introducendo per la prima volta nella cultura monoteista il concetto del perdono, del rispetto per le donne, il rifiuto della schiavitù e della guerra”.
Un peccato, rifletteva la presidente UCEI, che Maraini non abbia tenuto conto del fatto che la cultura della Bibbia ebraica “sia alla base della nostra stessa cultura contemporanea di diritti e libertà e di ogni conquista sociale”. Così come non l’aver tenuto conto del fatto che il mondo ebraico “è stato moto di coscienza civile e protagonista nella costruzione delle stesse democrazie evocate e nelle quali vogliamo vivere”. Poche parole ancora e il commento, è stato fatto notare, non avrebbe avuto nulla da invidiare “a un manifesto tratto dall’Inquisizione”. Leggere dalle pagine di un giornale a diffusione nazionale un tale giudizio (anti) storico-teologico di cornice alla riflessione sociale, concludeva Di Segni, “non aiuta i lettori ad impegnarsi nelle loro vite quotidiane con un approccio senza giudizi ma, al contrario, a radicare i pregiudizi antichi evidentemente mai fino in fondo affrontati”.
Molte le reazioni in campo ebraico. Ad intervenire è stato tra gli altri rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, che sul proprio profilo Facebook ha scritto: “Da una parte il vecchio testamento violento e misogino, dall’altra la rivoluzione cristiana pacifica e le sardine. Perché se è innegabile la presenza di violenza e di un atteggiamento maschilista nelle antiche pagine della Bibbia, è anche vero che le stesse pagine parlano di pace, perdono e amore, esaltando ruoli femminili. E che tutto questo si trascina e cresce nella tradizione successiva. E che la rivoluzione cristiana è tutt’altra cosa. Oggi un cristiano informato sa evitare le banalità e le menzogne di questa antica opposizione (che ha un nome preciso: marcionismo), che è rimasta però in mente e in bocca ai laici più o meno credenti ma quasi sempre ignoranti”. Sui social anche la reazione della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, che ha commentato: “Ecco come si alimenta il pregiudizio antiebraico. Se questa è la strada qualcuno arriverà a parlare anche di rinchiudere di nuovo gli ebrei nei Ghetti”.
Diversi i collaboratori di questi notiziari intervenuti sulla vicenda. Sottolineava ieri Dario Calimani: “Dacia Maraini è una riconosciuta Maîtresse à penser, quindi sorprende molto che si stia anche lei adeguando allo spirito della superficialità che caratterizza disastrosamente, e colpevolmente, il nostro tempo. Ai Maestri del pensiero è lecito chiedere che scrivano dopo aver studiato e approfondito i loro argomenti. Altrimenti rischiano di aggiungersi allo stuolo di scrittori improvvisati che sui social, con verità improvvisate, amareggiano le nostre giornate e contaminano i nostri pensieri”.
Jonatan Della Rocca si è invece chiesto: “L’articolo becero e antisemita di Dacia Maraini ci pone degli interrogativi sempre attuali. Ci indigniamo quando i tifosi negli stadi inneggiano a slogan antisemiti e razzisti per i quali invochiamo e alcune volte otteniamo il daspo, l’allontanamento dagli stadi. Ma per questa sorte di intellettuali nostrani che scrivono strafalcioni zeppi di ignoranza, che vengono letti da centinaia di migliaia di lettori, causando una disinformazione a dismisura, che cosa dovremmo chiedere: un daspo giornalistico? E per le testate che li ospitano? O chi è alfabetizzato è immune da tali pene?”.
Oggi sull’argomento torna Davide Assael: “Quando si dice di lasciar spazio ai giovani – la sua riflessione – non è per un giovanilismo montante, ma perché col passare delle generazioni si sradicano anche pregiudizi fossilizzati nella mente di tutte e tutti noi, anche di un’importante intellettuale come Maraini, che è, sicuramente in modo inconsapevole, erede di categorie culturali che hanno portato morte e distruzione nella storia europea”.
Perplessità sulle successive precisazioni della Maraini, che ha scritto un nuovo intervento sul sito del Corriere, è espressa dal rabbino capo di Padova, rav Adolfo Locci: “Se c’è una che si deve sentire offesa dalle vostre reazioni, quella sono io. La si è tacciata di antisemitismo quando anche lei, ha subito ‘due anni di campo concentramento, in Giappone, per antifascismo e antirazzismo’. Siamo degli ingrati che non abbiamo compreso chi ‘ci ha sempre difeso’ e sente ‘da sempre il dolore per le incommensurabili sofferenze del popolo ebraico’. Mah…”
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(25 dicembre 2019)