Scritte, cartelli, ambiguità
“Juden hier”, “Crepa sporca ebrea”, “Sieg heil”. Cosa sta succedendo nella mia regione? Tre episodi in Piemonte nel giro di pochi giorni, uno a Mondovì e due a Torino. Scritte antisemite, che evocano il nazismo o entrambe le cose. In tutti e tre i casi sono state prese di mira le case di figli di partigiani: ebrei ed antifascisti sono accomunati nell’odio, o addirittura confusi tra loro e percepiti come un’unità indissolubile; una sonora smentita (se ce ne fosse bisogno) per chi sostiene che l’antisemitismo di oggi proviene essenzialmente da sinistra e dal mondo islamico. Dopo questa settimana negare o minimizzare l’antisemitismo di destra sarà ancora più assurdo e più insensato.
Per fortuna qui non mancano gli anticorpi: ieri nella mia scuola sulla porta di molte classi è comparsa la scritta “Antifa hier”, talvolta con traduzione “Qui ci sono degli antifascisti” o “Antifascista qui!” a scanso di equivoci. Cartelli grandi o piccoli, scritte semplici o elaborate, tavolata colorate. Particolarmente curato il cartello apposto sulla porta di una mia classe (una terza, cioè quinto anno), in cui alla scritta erano abbinati due passi della nostra Costituzione: “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”; “è vietata la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista”.
Proprio ieri, mentre facevo il giro della scuola per ammirare i cartelli, ho scoperto che ancora quest’anno, così come nei precedenti, all’esame di stato al liceo classico non è previsto un commissario esterno di storia e dunque la disciplina sarà affidata a un commissario interno oppure mancherà del tutto. Dunque la storia – come è stato più volte ribadito – entrerà nel tema di italiano ma non è scontato che ci sarà qualcuno con le conoscenze e competenze necessarie per correggerlo. E, comunque, una disciplina che per più anni di seguito non viene affidata a commissari esterni viene indubbiamente percepita come meno importante.
Per fortuna i nostri ragazzi si informano e si mobilitano nonostante i segnali contraddittori che vengono dal mondo degli adulti. O, chissà, forse hanno capito che spetterà alla loro generazione la responsabilità di superare le contraddizioni e le ambiguità che la nostra generazione sta lasciando loro in eredità.
Anna Segre, insegnante
(31 gennaio 2020)