Virus, l’Italia chiude i confini a paesi ad alto contagio
A far paura sono i casi d’importazione e così l’Italia si blinda contro il virus vietando l’ingresso a chi arriva da 13 Paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldavia, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana. Chiunque nei 14 giorni precedenti abbia soggiornato o sia passato da uno di questi stati non può entrare in Italia. Lo stabilisce, spiega Repubblica, l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, “che sarà valida fino al 14 luglio, quando dovrebbe confluire in un Dpcm. Il governo chiede alle compagnie aeree di non far nemmeno partire chi proviene da quei Paesi e conta di arrivare in Italia attraverso uno scalo europeo”. Intanto la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese avverte di un pericolo di scontri sociali: “Il rischio di un autunno caldo è concreto perché noi a settembre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica che ha colpito le aziende”.
Italia-Israele, la missione congiunta per cercare una cura. Ieri è stato firmato un protocollo internazionale finalizzato a cercare una cura per il Covid-19 tra il direttore generale dell’Israel Institute for Biological Research (libr) Shmuel Shapira, il direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi Rocco Damone e il presidente della Fondazione Toscana Life Science (Tls) Fabrizio Landi. L’obbiettivo è effettuare studi sierologici su campioni di plasma di persone colpite e poi guarite dal virus, per mettere a punto una terapia efficace basata sull’individuazione e clonazione di anticorpi monoclonali. Dell’intesa parla oggi la Nazione, richiamando la soddisfazione degli ambasciatori dei due Paesi, Dror Eydar e Gianluigi Benedetti. “L’intesa – ha spiegato Benedetti – è frutto di una collaborazione avviata durante un colloquio telefonico tra il presidente del Consiglio Conte e il primo ministro Netanyahu e costituisce la punta di diamante di una vasta rete di contatti tra le due comunità scientifiche”.
Virus, cosa è successo a Israele. Tra mercoledì e giovedì i contagi in Israele da coronavirus sono saliti a quota 1600. In queste ore il ministro della Salute Yuli Edelstein ha avvertito che se il numero dovesse salire a 2000, si tornerà a un lockdown completo. Un’eventualità che inevitabilmente preoccupa l’intera società. Il Foglio racconta oggi di come siano state già introdotte nuove sanzioni e guarda al perché della risalita della curva dei contagi. “Non ci sono statistiche certe a confermarlo, ma diversi quotidiani israeliani hanno citato come possibile causa di questa ondata l’aumento di eventi pubblici nelle ultime settimane. Matrimoni, feste di fidanzamento e cerimonie per la consegna dei diplomi di fine anno nelle scuole sarebbero stati i luoghi più frequenti di contagio, con invitati che potrebbero anche aver viaggiato per il paese”.
Froome, un campione per Israele. Chris Froome dal gennaio 2021 correrà per la “Israel Start-Up Nation”, la squadra di ciclismo creata dall’imprenditore israelo-canadese Sylvan Adams che ha portato il Giro di Italia in Israele. Lo ha annunciato lo stesso team nelle scorse ore. “È un momento storico e di grande orgoglio per la squadra, per Israele e per me”, il commento di Adams, riportato dalla Gazzetta dello Sport, in merito alla firma con il campione britannico. “Sento che possiamo fare grandi cose insieme”, il commento di Froome (Tuttosport).
Il futuro del Medio Oriente. Si salda ulteriormente l’asse Damasco-Teheran attraverso un accordo di difesa aerea siglato tra i due paesi alleati. Un’intesa, spiega Guido Olimpio sul Corriere, che potrebbe portare in Siria nuovi sistemi di difesa per cercare di contrastare le incursioni d’Israele, che ha colpito diverse volte oltreconfine per contrastare la minaccia iraniana. Azioni portate avanti con il benestare di Mosca, l’altra potenza che ha aiutato il regime di Assad e che, sottolinea Olimpio, vuole mantenere il ruolo di preminenza in Siria. Una terra su cui anche la Turchia vuole avere qualcosa da dire, mentre Erdogan completa la sua simbolica trasformazione di Santa Sofia in moschea (Repubblica). Un gesto simbolico in un paese sempre più islamizzato. Intanto dal Libano continuano le minacce dei terroristi di Hezbollah: “Siamo pronti a tutto pur di fermare Israele”; le parole del leader Nasrallah, riportate oggi dall’Osservatore Romano. E, a proposito di terrorismo, il Venerdì di Repubblica segnala la lotta in corso tra Isis e Al Qaeda nell’Africa Occidentale per il “contrabbando di droghe e di migranti, un ricco bottino che serve a mantenere in vita le loro organizzazioni”.
Stati non Uniti. “Viviamo tempi straordinari, devo far sentire la mia voce. Qui negli Stati Uniti si è rotto qualcosa”, così il celebre autore di gialli Don Winslow, parlando con Corriere 7. Nell’intervista, Wislow si sofferma sul problema del razzismo e sulla necessità di portare a un cambiamento all’interno delle forze dell’ordine Usa. Chi denunciò già nel 1971 la corruzione interna alla polizia, venendo poi emarginato, fu il celebre agente Frank Serpico – a cui fu poi dedicato il celebre film con Al Pacino. Oggi sul Venerdì di Repubblica, parlando del caso George Floyd, spiega perché il corpo di polizia americano ha bisogno di una riforma strutturale: “La violenza e il razzismo fanno parte dello stesso sistema corrotto”. Chi non vuole che si taglino i fondi alla polizia ma si ripensi l’intero sistema è Bernice King, figlia del reverendo Martin Luther King. “Il razzismo sistemico ha radici storiche. Soprattutto nel Sud, la polizia era legata dalla nascita al suprematismo bianco. – spiega King a Repubblica – All’origine le forze di polizia erano ‘le pattuglie degli schiavi’. Occorre una rivoluzione dei valori, e tutte le comunità devono partecipare a questo ripensamento. Penso a un approccio olistico, che metta insieme le politiche, i programmi, le pratiche quotidiane adatte a costruire comunità giuste, pacifiche e umane”.
Liberi di firmare. Continua, riportato anche sui quotidiani italiani, il dibattito generato dalla lettera firmata da oltre 150 intellettuali contro la cosiddetta “cancel culture”, ovvero contro la soppressione della libertà di espressione in favore di un pensiero unico progressista. “L’organizzatore dell’appello su Harper’s, Thomas Chatterton Williams, ha fatto sapere al giornale israeliano Haaretz – scrive il Foglio – che c’erano molte persone disposte a firmare, ma che avevano paura”.
Morricone e i canti sinagogali. Il maestro Ennio Morricone nel 1960 registrò in studio “I canti della Sinagoga”, un vinile di 9 minuti che raccoglieva quattro canti liturgici ebraici interpretati dal tenore Alberto Pavoncello. A riportare alla luce questo episodio, Repubblica Roma.
Segnalibro. “Gli Ottolenghi una famiglia che ha fatto la storia” il titolo con cui il Venerdì di Repubblica presenta il libro Il merito dei Padri, (Il Mulino), che racconta la storia degli Ottolenghi e della loro azienda, la Pir (Petrolifera italo rumena).
Daniel Reichel