Dal Metro di Sara ai 100 anni di Rodari, nuove e vecchie storie a cui legarsi
“L’arte ci prende per mano”, aveva scritto Maria Lai su una lavagna nel piazzale della scuola primaria di Ulassai, il suo paese. E così ha fatto anche questo mese Luisa Valenti, nota ai lettori di DafDaf anche come SCC, la “Strega Comanda Color”. Nella sua rubrica, intitolata semplicemente Arte, ci racconta un personaggio molto particolare, cui ha dedicato anche la copertina del numero 119 del giornale ebraico dei bambini, attualmente in distribuzione. Racconta: “Ho partecipato a una ‘residenza d’artista’ in collaborazione con la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia a Ulassai, a La Casa delle Inquietudini. È un edificio con una storia di abbandono e rinascita che si trova nel comune di Ulassai, appunto, dove Maria era nata. Sui suoi muri Maria dipinse dei mostri-draghi tutt’altro che minacciosi, in dialogo col paesaggio”, e, ricorda Luisa, “nel paese, costruito su una roccia estremamente friabile, che si sfoglia come un album argenteo, le frane sono all’ordine del giorno, ma gli interventi di Maria Lai, sparsi ovunque, emanano giocosa serenità e titanica leggerezza”.
Il nuovo numero di DafDaf non si apre però con la storia di Maria Lai, bensì con una bellissima notizia che riguarda Sara, l’autrice della rubrica Filò, che si chiama Sara Gomel, ed è una persona molto speciale, a cui DafDaf deve davvero tantissimo. È una gioia enorme, per noi, annunciare che il suo primo libro per bambini, che si intitola Un metro, è arrivato in libreria, pubblicato nientepopodimeno che da una casa editrice – anch’essa molto amica di DafDaf – che ha un nome buffo. Si chiama orecchio acerbo, per via di una filastrocca di Gianni Rodari – di cui per l’appunto si festeggiano quest’anno i cento anni dalla nascita, come oramai i lettori di DD sanno benissimo – che si intitola “Un signore maturo con un orecchio acerbo”.
Il suo libro è illustrato da Chiara Ficarelli e, come dicevamo, si intitola Un metro. Racconta una storia molto attuale: alla tivù hanno annunciato che le persone dovranno tenersi lontane le une dalle altre. “Ma non a un braccio o a un passo, che non sono mai precisi e mai gli stessi, ma proprio esattamente a un metro”.
Per ricordare Gianni Rodari, poi, anche questo mese, abbiamo scelto il suo “Manifesto per insegnare ai bambini a odiare la lettura”, sempre un utile ripasso, e quella filastrocca, intitolata semplicemente “Speranza” che la Einaudi Ragazzi nel volume “100 Gianni Rodari” ha fatto illustrare a Gaia Guarino.
Non volevamo perdere l’abitudine di raccontare e di provare a spiegare cose che spesso ai giovani lettori invece non arrivano. Così grande spazio è dedicato a Srebrenica, a venticinque anni dal massacro compiuto dall’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina contro ottomila bosniaci, che furono uccisi solo perché erano di una religione diversa, erano musulmani. Come ha detto in luglio Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, “Dopo venticinque anni Srebrenica è ancora una ferita aperta”, ricordando come “il mondo intero si rende conto che abbiamo fallito nella responsabilità di proteggere quanti ne avevano più bisogno”. E la rubrica abbiamo scelto di intitolarla “Mai più”, e partendo da Città d’argento, il romanzo per ragazzi di scrittore Marco Erba, pubblicato da Rizzoli, abbiamo ricostruito cosa successe e come si è arrivati al massacro, spiegando anche che ora la Bosnia ed Erzegovina cerca, a fatica, di sanare le ferite della guerra civile e di ricostruire la propria vita politica ed economica.
A chiudere DafDaf, poi, abbiamo scelto di riproporre la copertina del numero 114, in cui l’artista tedesco Christian Badel aveva raffigurato un mostro che sbucava, inquietante, alle spalle di famiglie e bambini in un parco. Il titolo con qui l’abbiamo ripresa è – purtroppo – “Attenti al mostro, è ancora qui”.
Buona lettura.
Ada Treves twitter @ada3ves