Iran-Usa-Israele, alta tensione
Il giorno dopo l’uccisione a Teheran di Mohsen Fakhrizadeh, lo scienziato a capo del progetto nucleare iraniano, il regime di Teheran accusa apertamente Israele e gli Usa di essere i responsabili dell’azione e minaccia “una vendetta adeguata al momento più opportuno”. Non ci sono conferme ufficiali ma intanto, riporta il Corriere della Sera, “Gerusalemme ha messo in allarme le sue ambasciate nel timore di attentati e il Pentagono ha deciso di inviare nel Golfo la portaerei Nimítz” (da notare il riferimento del Corriere a Gerusalemme e non a Tel Aviv come spesso fanno i media italiani e come fa, ad esempio, il Giornale oggi che parla di tensioni tra “Teheran, Washington e Tel Aviv”). La Stampa riporta come un funzionario della Cia abbia confermato al New York Times che dietro l’uccisione mirata ci sia “la mano del Mossad e soprattutto ha sottolineato come il blitz potrebbe complicare la gestione del dossier del nucleare iraniano per Biden”. Obiettivo dunque dell’eliminazione di Fakhrizadeh sarebbe quella di alzare la tensione e “fare terra bruciata davanti a Biden, rendendo, complicata una eventuale ripresa del dialogo tra Washington e i mullah”, aggiunge il Corriere. Secondo Repubblica gli iraniani stanno in ogni caso aspettando una presa di posizione del Presidente eletto degli Stati Uniti per decidere come agire. In Europa, il portavoce del ministro degli Esteri Ue Josep Borrell ha scritto che l’uccisione è stata “un atto criminale e contrasta con il principio del rispetto dei diritti umani che l’Ue sostiene”. I quotidiani italiani riportano anche le parole dell’ex capo della Cia John Brennan secondo cui si è trattato di un “atto criminale avventato”, che porta al “rischio di una rappresaglia letale”.
E i raid del passato? “Con Obama, Brennan è stato prima consigliere per la sicurezza interna e poi direttore della Cia. Ebbene in quel periodo furono assassinati quattro scienziati iraniani. Però non ho mai sentito nessuno dell’amministrazione criticare quelle azioni. E allora, prima andavano bene e adesso no? Penso che il commento di Brennan sia dettato da ragioni politiche. Il giudizio sull’attacco è in realtà una critica al presidente degli Stati Uniti, a Trump. Tuttavia un ex servitore dello Stato come Brennan dovrebbe restare al di sopra delle parti”, chiarisce al Corriere il politologo Ian Bremmer, evidenziando le contraddizioni delle attuali condanne all’eliminazione di Fakhrizadeh. Tra chi critica la legittimità dell’azione, Michele Serra su Repubblica, che si chiede: “se un ingegnere nucleare americano o israeliano (ma anche francese, inglese, russo) venisse assassinato da un commando armato nel territorio del proprio Paese, quanto alta e unanime sarebbe la condanna per il crimine terrorista?”. Per Fabio Nicolucci (Mattino), l’uccisione di Fakhrizadeh sarebbe un “errore figlio della lettura sbagliata della crisi mediorientale fatta da Netanyahu e dai sauditi, e assunta da Trump. Tale lettura indica nell’Iran la fonte di tutti i problemi e di tutta l’instabilità regionale per scopi tutti di consenso interno”. E in merito ai rapporti con l’Iran, secondo Giampiero Massolo (Stampa), “occorrerà sviluppare una logica nuova, basata su di uno scambio più complessivo tra libero sviluppo dell’economia iraniana e interruzione permanente e verificabile dei programmi nucleari e missilistici, in un contesto che riconosca allo stesso tempo all’Iran il ruolo regionale che gli spetta, ma a condizione che venga esercitato responsabilmente”.
Conte e Magris, dialogo a due voci. Sulla Lettura del Corriere compare una ampia conversazione tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e lo scrittore e intellettuale Claudio Magris. Tanti i temi del confronto, tra cui la Memoria. In uno dei passaggi sui crimini del Novecento, Conte, citando il libro Non luogo a procedere e la Risiera di San Sabba, evidenzia come “quando aumenterà la distanza storica da questi eventi, se ne perderà la memoria e forse non si coglieranno più i rischi che quegli eventi tragici possano ripresentarsi”. “Uno degli aspetti più negativi della cultura di oggi è la memoria brevissima. – la replica di Magris – Qui si apre veramente un tremendo baratro tra le generazioni. E in pericolo non la memoria storica, ma la memoria che fa parte di noi, anche se non abbiamo vissuto gli eventi che ricordiamo. Ad esempio, io non ricordo la Prima guerra mondiale, perché sono nato nel 1939, però per me la Prima guerra mondiale significa la morte di mio zio Galileo, volontario italiano, le battaglie sul Carso. Quell’evento appartiene a un mondo che, pur non essendo il mio passato, è comunque parte – in qualche modo – del mio presente, della mia visione del mondo. Non è semplicemente una nozione storica; fa parte della vita, che è sempre più lunga della nostra età anagrafica”.
Segnalibro. Il Corriere Roma racconta la sfida delle librerie indipendenti in questa pandemia, nella ricerca di resistere alla concorrenza dei colossi del web. Tra gli esempi citati, la libreria della Comunità ebraica di Roma Kiryat Sefer da una parte, dall’altra la piattaforma Bookdealer, alternativa ai grandi store online e diretta a sostenere le librerie indipendenti. A proposito di libri, Francesco Cataluccio presenta sul Domenicale del Sole 24 Ore Il ghetto interiore di Santiago Amigorena (Neri Pozza), storia che intreccia Buenos Aires con la Polonia ebraica. Su l’Espresso Donatella Di Cesare, riflettendo su Hannah Arendt e femminismo, cita invece una lettera che nel 1975 l’allora senatore Joe Biden scrisse alla filosofa “per dirle che aveva apprezzato un suo articolo sulla menzogna in politica e per chiederle il testo di una conferenza tenuta il 20 maggio a Boston”.
Le regole ebraiche dell’alimentazione. “La cultura alimentare ebraica delinea un confine ben preciso fra lecito e illecito, che ha un valore prima di tutto educativo. Il cibo serve a vivere e convivere, e la convivenza, con le sue norme, è alla base di una società civile degna di tale qualifica”, è quanto scrive il medico Luciano Bassani nella sua rubrica su La Verità “A corpo sicuro” e legata questa settimana alle regole alimentari dell’ebraismo.
Libertà religiosa. Sul Corriere Marco Ventura analizza il significato dell’iniziativa – giunta al terzo anno – organizzata dall’amministrazione Trump e dedicata alla libertà religiosa, intitolata Ministerial to advance freedom of religion or belief. Secondo Ventura, l’iniziativa americana “è stata senz’altro funzionale all’agenda di Trump e rispecchia i principi e le strategie della destra religiosa americana e dei suoi alleati internazionali. Tra i Paesi membri dell’alleanza spiccano il Brasile di Jair Bolsonaro, l’Ungheria di Viktor Orbán, l’Israele di Benjamin Netanyahu”.
Israele e i figli. Avvenire dedica un articolo alla conferenza Men Having Babies (Uomini che hanno bambini) che si terrà tra il 2 e il 3 dicembre, per la prima volta interamente online. Un convegno, scrive il quotidiano cattolico, “che punta a informare coppie omosessuali sulle diverse opzioni possibili per avere figli con la gravidanza surrogata”. All’evento prenderanno parte medici specializzati nel campo della fertilità, legali e consulenti.
Daniel Reichel