Perseguitati razziali e benemerenze, il quadro delle novità normative
Sollevare dalle spalle di chi subì la persecuzione anti-ebraica in Italia l’obbligo, complicato e kafkiano, di dover dimostrare di aver sofferto e di aver subito atti di violenza e sevizie, con documenti originali o testimoni. È una delle storiche innovazioni introdotte dall’ultima legge di Bilancio in merito alle richieste degli assegni di benemerenza per i perseguitati razziali. Con questa modifica, i perseguitati non hanno più l’onere di provare la discriminazione. Per le richieste, dovranno invece solamente fornire prova della cittadinanza italiana e dell’iscrizione a una Comunità ebraica, aggiungendo una descrizione analitica della discriminazione subita. A spiegare in modo dettagliato cosa è cambiato, come si è arrivati alle modifiche alla legge Terracini (inerente al riconoscimento degli assegni di benemerenza per i perseguitati politici e razziali) e il ruolo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, gli avvocati Giulio Disegni e Davide Jona Falco, rispettivamente Vicepresidente e Consigliere UCEI. Occasione per analizzare a fondo l’argomento, l’incontro online parte del programma di Kesher, il ciclo di iniziative a cura della Comunità ebraica di Milano (clicca qui per rivederlo). Una serata aperta dalla presentazione da parte di Liliana Picciotto del libro Ci salveremo Insieme di Ada Ottolenghi, a cui è seguita un’analisi introduttiva della Presidente UCEI Noemi Di Segni in merito ad alcuni fronti su cui l’Unione è impegnata. In particolare, il fondamentale risultato della modifica della legge Terracini, il lavoro tecnico legale legato al reato di apologia di fascismo, e quello che interessa il contrasto all’antisemitismo, in tutte le sue forme. “Coerenza da parte delle istituzioni italiane. Questo è quanto abbiamo chiesto e su cui continuiamo a lavorare come Unione”, ha evidenziato Di Segni. A prendere poi la parola, il Vicepresidente Disegni, membro della Commissione per le Provvidenze agli ex Perseguitati Politici Antifascisti e Razziali, che ha fatto un inquadramento storico rispetto all’evoluzione della Legge Terracini e al ruolo dell’ebraismo italiano nella sua ridefinizione. Della modifica dell’onere della prova a carico dei perseguitati e delle difficoltà incontrate in sede giudiziaria in questi anni proprio a causa di essa, ha parlato invece Jona Falco, rappresentante dell’UCEI nella commissione di studio sulle benemerenze in favore di perseguitati politici e razziali, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2019. A portare una testimonianza diretta di come le procedure in questi anni per ottenere la benemerenza siano state non solo difficili, ma a volte anche ribaltate a danno dei richiedenti, rav Ariel Finzi, in riferimento a quanto accaduto all’istanza della madre.