Il Congo e l’attacco
all’ambasciatore italiano

I principali quotidiani italiani aprono oggi con ricostruzioni e parole di cordoglio per l’uccisione in Congo dell’ambasciatore italiano a Kinshasa, Luca Attanasio, 43 anni, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista congolese, Mustafa Milambo. I tre sono rimasti vittima di un attacco al loro convoglio della Monusco, la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo. “Siamo in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali”, le parole del Presidente Mattarella. Secondo il Corriere l’attacco potrebbe essere stato un tentativo di rapimento, ma sulla vicenda c’è molto su cui fare luce. “L’ambasciatore Attanasio non aveva un’auto blindata. Non aveva una vera scorta. Non indossava un giubbotto antiproiettile. Non c’erano bandierine italiane che ne identificassero la presenza. I congolesi e l’Onu gli avevano garantito che quella strada era tranquilla.- scrive il Corriere – E allo stesso tempo il governatore della regione, Carly Nzanzu Kasivita, ora dice di sentirsi ‘sorpreso’ dalla missione e di non esserne stato informato in anticipo. Troppe cose non tornano”. Sempre sul Corriere il Segretario Generale del ministero degli Affari esteri Elisabetta Belloni ricorda Attanasio e lo definisce “ambasciatore d’Italia”. Su Repubblica approfondimento sull’area teatro dell’attacco, zona di guerra e contese per le materie prime dove agiscono gruppi jihadisti e ribelli hutu.

Italia e misure anti-covid. Nel primo Consiglio dei ministri operativo a guida Mario Draghi è stato prolungato fino al 27 marzo il divieto di spostamenti tra regioni, anche in zona gialla. Inoltre, vietate le visite nelle case di amici e parenti in zona rossa. Una parte della maggioranza, scrive La Stampa, preme per la riapertura di cinema, teatri, palestre, piscine, oltre che bar e ristoranti la sera. “Ma – scrive il quotidiano – i primi contatti del Cts con gli uomini di Draghi a Palazzo Chigi sono serviti per mettere almeno su questo un punto fermo: con le varianti che minacciano una terza ondata, riaprire attività considerate dagli scienziati a più alto rischio sarebbe un suicidio”.

Paesi che riaprono. Il Sole 24 Ore parla di come la Gran Bretagna stia riaprendo grazie a un piano vaccini che sembra dare i suoi frutti. “La priorità è stata data alla riapertura delle scuole, a partire dall’8 marzo, mentre negozi e musei dovranno attendere aprile, i viaggi all’estero non saranno permessi prima di metà maggio e, se tutto va bene, tutte le restrizioni potranno essere eliminate a fine giugno”. Nell’articolo si ricorda anche il successo d’Israele, che da domenica ha iniziato le riaperture, e le importanti informazioni arrivate dal paese sull’alta copertura garantita dal vaccino Pfizer-Biontech. Ancora sui vaccini, La Stampa intervista il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, che dice che il comparto è pronto per realizzarli in Italia, ma ci vorranno almeno 4-6 mesi. Nell’intervista si chiede a Scaccabarozzi se “Regno Unito e Israele hanno avuto prima i vaccini perché li hanno pagati di più?”. “Non lo so e in Israele usano anche lo Sputnik. Secondo me come europei non dovremmo essere invidiosi, ma pazienti”, la replica del presidente di Farmindustria. Ma in Israele le dosi somministrate sono di Pfizer-Biontech. Lo Sputnik è invece usato nei territori palestinesi.

Bruck tra i candidati allo Strega. Diverse interviste compaiono oggi sui quotidiani a Edith Bruck, Testimone della Shoah e scrittrice. Il suo ultimo libro Il pane perduto, come ricorda Repubblica, è entrato tra i candidati al Premio Strega. Sull’Osservatore Romano, inoltre, compare un’ampia ricostruzione dell’incontro, di cui si è parlato molto in questi giorni, tra Bruck e Bergoglio a firma del direttore Andrea Monda. Il resoconto apre la prima pagina del quotidiano, corredata da una grande foto dell’incontro.

Torino, riqualificazioni urbane nel segno della Memoria. L’ex asilo occupato di via Alessandria, a Torino, potrebbe diventare un museo dedicato alla Memoria della Shoah oppure, in alternativa, la sede del Centro studi internazionale dedicato a Primo Levi. A proporlo una mozione presentata dal capogruppo della Lega, Fabrizio Ricca, approvata dal consiglio comunale torinese con il voto unanime di tutti i presenti (Stampa Torino). Nel corso della seduta il presidente del consiglio comunale, Fabrizio Sicari, ha letto un testo condiviso da tutti i capigruppo in cui è stato condannato il comportamento della consigliera 5Stelle, Monica Amore, indagata per diffamazione aggravata dall’odio razziale per aver pubblicato su Facebook una vignetta antisemita (Repubblica Torino).

Regole sui social contro l’antisemitismo. “I social media sono diventati un habitat ideale per espressioni e linguaggi ostili e aggressivi, che indichiamo normalmente come hate speech. Non c’è da stupirsi, quindi, se una delle forme di odio più antiche e virulente, l’antisemitismo, trovi spazio e audience sul web in modo crescente. Il problema è che l’intreccio tra business e mentalità aggressiva crea un prodotto davvero pericoloso per le democrazie”, lo scrive su Domani Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, rimarcando la necessità di intervenire per contrastare in modo puntuale l’odio in rete. “Laa lotta all’antisemitismo non è un problema che riguarda solo gli ebrei, – evidenza Santerini – ma una questione di democrazia minacciata anche dalle nuove forme di odio online”.

Daniel Reichel