In visita nella Kiev sotto assedio

Da Kiev a Odessa, le città ucraine continuano ad essere sotto il pesante bombardamento russo, come raccontano le immagini in prima pagina dei principali quotidiani italiani. Immagini di distruzione, mentre i negoziati continuano a non portare risultati. Il presidente ucraino Zelensky ha parlato di posizioni russe “più realistiche” e ha fatto delle aperture verso Mosca, rinunciando esplicitamente all’adesione alla Nato. Ma Putin non vuole ancora fermarsi e ha sostenuto che “Kiev non è seria nel cercare una soluzione accettabile”. Intanto nella capitale ieri sono arrivati i premier polacco, ceco e sloveno nella visita di più alto profilo nel paese dall’inizio dell’invasione russa. I tre hanno incontrato Zelensky, che al termine del vertice ha dichiarato: “Sono sicuro che con tali amici, con tali paesi, con tali vicini e partner, saremo davvero in grado di vincere”. Oggi il presidente ucraino parlerà al Congresso americano e, riporta il New York Times, ci si attende che torni a chiedere aiuti militari agli Stati Uniti, in particolare droni e sistemi di difesa aerea. Il Presidente Biden ha già pronto l’annuncio di nuovi aiuti. Nel frattempo il sul Washington Post l’ambasciatore cinese negli Usa Qin Gang ha scritto che la Cina non sapeva nulla dei piani della Russia sull’Ucraina. Se ne fosse stata a conoscenza, “avrebbe fatto il possibile per fermarli”.

I bambini e la guerra. Diversi quotidiani raccontano la difficile situazione dei bambini ucraini. “Degli oltre tre milioni di profughi che si sono messi in marcia dall’Ucraina 1,5 milioni sono bambini. – scrive Repubblica – Un’enorme massa di piccoli e piccolissimi, in gran parte in viaggio con madri o nonne, ma spesso anche affidati da genitori disperati a convogli che vanno verso i confini di Romania e Polonia, dove arrivano da soli e senza parenti”. L’appello delle ong internazionali è ad agire affinché i minori soli non vengano abbandonati perché a serio rischio di finire nelle mani di trafficanti. Da Leopoli La Stampa e Repubblica raccontano alcune testimonianze di chi lavora per aiutare i bambini traumatizzati dal conflitto. Da un bunker di Kiev la vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk (Repubblica) afferma di sentirsi “la mamma di tutti i bimbi ucraini che stanno nei rifugi e negli scantinati. Dentro il mio cuore non faccio distinzione tra loro e mio figlio”. E aggiunge: “Vivo per salvare la mia gente. Non sarò stanca fino a quando non vinceremo la guerra e i russi non si saranno ritirati”.

Negoziati e strategie. “L’Occidente ha bisogno di una duplice strategia: da un lato, aumentare sempre di più la pressione; dall’altro, premere per un negoziato”. È quanto scrive l’ex Premier britannico Tony Blair in un intervento pubblicato oggi da Repubblica e dedicato al conflitto in Ucraina. Blair ricorda come nelle trattative si siano impegnati diversi paesi, tra cui Israele, e guarda al futuro: “la crisi dev’essere il punto di partenza per una ricostruzione generale della forza e dell’unità dell’Occidente”. Rispetto ai negoziati attuali, sul Messaggero Vittorio Emanuele Parsi cita il ruolo da mediatore del governo di Gerusalemme (e non di Tel Aviv come scrive l’editorialista), ma aggiunge che ad avere il vero potere di pressione sulla Russia è la Cina.

Informazione russa. La clamorosa protesta della giornalista Marina Ovsiannikova in diretta televisiva è celebrata dai quotidiani di oggi. Il suo gesto – esporre un cartello contro la guerra – potrebbe costarle fino a 15 anni di prigione. Ma, racconta Anna Zafesova su La Stampa, ha innescato un’ondata di dimissioni tra i reporter russi. Tra i profili più noti della televisione russa aveva già lasciato il paese “Ivan Urgant, il popolarissimo conduttore di un varietà serale, scappato con la famiglia in Israele dopo aver protestato contro la guerra ed essersi visto sospendere la trasmissione”. Sul tema delle diverse narrazioni del conflitto riflette sul Corriere lo scrittore norvegese Jo Nesbø. Per lui alla fine “la Russia perderà” in questo ambito. A proposito di narrazioni, Antonio Scurati, intervistato da La Stampa, definisce “l’autocritica degli intellettuali occidentali” come “eccessiva e nevrotica”. E ricorda come “le guerre esistono e vanno affrontate in termini civili e politici”.

Oligarchi in fuga. Continuano a farsi sentire le sanzioni di Usa ed Europa contro gli oligarchi russi. Tra le personalità colpite, il magnate Roman Abramovich. Il Corriere racconta come sia partito lunedì dall’aeroporto di Tel Aviv verso Mosca. “Poco prima, – ricorda il quotidiano – il ministro degli Esteri israeliano, Yair Lapid, aveva detto che il suo Paese non si sarebbe prestato a diventare ‘una rotta per bypassare le sanzioni’”.

Chagall in mostra. Diversi quotidiani oggi presentano la mostra inaugurata al Mudec “Chagall. Una storia fra due mondi”, che porta a Milano oltre cento opere dell’artista, patrimonio dell’Israel Museum di Gerusalemme. “Se le opere di Chagall, piene di colori, sono facilmente comprensibili a pubblici diversi, – spiega la curatrice Ronit Sorek dell’Israel Museum (Repubblica Milano ) – presentano anche dei livelli di lettura più profondi che possono essere decifrati solamente tramite un’analisi antropologica e biografica. Perché una parte importante del linguaggio dell’artista, comprese molte delle immagini evocative che tutti conoscono, proviene dai luoghi e dalle culture che ha frequentato, la cultura russa, ebraica e francese”.

Segnalibro. Un libro che vuole essere un “tributo al ricchissimo, ma ancora per lo più sconosciuto, patrimonio culinario degli ebrei d’Italia”. Così Benedetta Jasmine Guetta presenta il suo volume Cooking alla giudia (Artisan Books) sulle pagine del Corriere della Sera dedicate alla cucina. Pagine in cui Guetta porta alcune delle ricette presenti nel suo libro.

Assoluzioni. Nel 2018 l’editore Carlo De Benedetti aveva definito Matteo Salvini, tra le altre cose, “antisemita e xenofobo”. Il leader della Lega lo aveva querelato per diffamazione e ora il tribunale di Cuneo ha deciso per l’assoluzione di De Benedetti. “Il fatto non costituisce reato” la sentenza del giudice, contestata oggi da Giornale e Libero.

Difendere l’indifendibile. “Nell’Italia ipocrita e vittima dell’egemonia culturale (o incolta) dei rossi è più facile prendersela con Italo Balbo. Per consolazione ci piace pensare che uomini così grandi non meritino di essere ricordati da esseri umani tanto piccini”. Così si conclude l’odierno articolo apologetico di Libero dedicato alla controversa figura di Italo Balbo, che diventa persino un “grande uomo”. Valgono come risposta le parole dello storico Claudio Vercelli: “La stucchevole ‘riscoperta’ di un Italo Balbo che in vita sarebbe stato ciò che mai fu, ovvero una specie di critico del fascismo medesimo, sia pure sottotraccia, fa francamente pena”.

Daniel Reichel