Biden: “Putin non può rimanere al potere” 

“Erano tra le ultime parole di un discorso preparato con cura. Ma si sono allontanate dal delicato equilibrio che il presidente Biden aveva cercato di raggiungere durante tre giorni di diplomazia bellica in Europa”. Così il New York Times descrive il finale del discorso del presidente Usa a Varsavia: “Per l’amore del cielo, questo uomo non può rimanere al potere”. Parole risuonate come un appello a spodestare il presidente russo Vladimir Putin dopo la feroce aggressione dell’Ucraina, arrivata al suo trentaduesimo giorno. Il quotidiano americano aggiunge però che dall’entourage della Casa Bianca si è subito precisato che l’osservazione di Biden “non era intesa come un appello per un cambio di regime”. Quel che voleva dire il presidente, aggiunge la Stampa riportando le parole dei suoi consiglieri, è che “non si può consentire a Putin di avere potere su suoi vicini o nella regione”. A invocare invece la rivolta contro il “tiranno Putin” è Jonatan Littell sul Corriere, che si rivolge ai russi: “siamo sinceri, quanti di voi si sono opposti a Putin? Ma ora il regime vi vuole complici. Resta una possibilità: mobilitatevi”.
Nel frattempo il Cremlino ha replicato Biden: “I nuovi insulti di Biden restringono ulteriormente la finestra di opportunità per ricucire i rapporti tra Russia e Stati Uniti”.
A mettere ulteriormente in crisi le trattative per far cessare l’invasione di Mosca, sono invece i suoi missili sparati su tutta l’Ucraina. Anche Leopoli, sul confine polacco, non è stata risparmiata, come racconta il Sole 24 Ore, che parla di infrastrutture colpite da Mosca. E racconta dei raid a Chernihiv che hanno distrutto la città e del “fallito tentativo di sbarco a Odessa”. A Kharkiv è stato invece colpito laboratorio nucleare.
Le manovre russe, spiega il Corriere, si concentrano però ora in particolare sul Donbass. “Prima dell’invasione poche zone al mondo erano così infestate di mine e residuati bellici. Adesso l’area su cui si concentrano i russi è un inferno”. Putin la vuole, scrive il Corriere, perché c’è il “tesoro delle acciaierie e degli oligarchi legati a Mosca”. E perché il Donbass è “anche la culla d’una Chiesa ortodossa fedele alla Russia”.

Il vertice nel Negev. Uno storico summit in Israele, in un resort nel kibbutz di Sde Boker, si terrà oggi con il segretario di Stato americano Antony Blinken e i ministri degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, del Bahrain, del Marocco e anche dell’Egitto. Al “Summit del Negev” si parlerà anzitutto di Iran e dei negoziati sul nucleare, e poi di energia, in particolare della cooperazione sul gas, tema molto caldo alla luce della crisi ucraina. Ne parla il Giornale, spiegando che l’incontro è volto a rafforzare i rapporti tra Stati Uniti e i paesi mediorientali, in particolare con quelli del Golfo con cui nelle ultime settimane Washington ha avuto un scontro (gli Emirati hanno ospitato Assad e la cosa non è piaciuta alla Casa Bianca). La Verità si spinge a sostenere che “i paesi del Patto di Abramo cercano nuovi alleati alternativi agli Usa”, ma i media israeliani ribadiscono in queste ore come la priorità sia mantenere l’alleanza Gerusalemme-Washington.

Nazismi. A Kharkiv, come racconta oggi in una breve Libero, è stato colpito dai russi il locale Memoriale della Shoah. “Gli invasori russi hanno sparato e danneggiato il memoriale dell’Olocausto di Drobitsky Yar alla periferia di Kharkiv. I nazisti sono tornati. Esattamente 80 anni dopo”, le parole del ministero della Difesa ucraino a riguardo. Il Fatto Quotidiano invece critica l’intervista pubblicata da Repubblica venerdì a un comandante del Battaglione Azov, unità ucraina nota per i legami con il neonazismo. “I nazi-illuminati dell’Azov: prima le torture, ora Kant”, scrive il Fatto in riferimento alle parole del comandante che ha dichiarato di leggere Kant. Sempre sul Fatto, però di ieri, Gad Lerner invitava a non usare le posizione estreme di Azov, da emarginare, per squalificare tutta l’Ucraina. Le milizie naziste ucraine esistono, esiste il problema di un’Ucraina che non ha fatto i conti con il proprio passato – tra pogrom e collaborazionismo -, ma “squalificare la scelta di resistere all’invasione russa, condivisa da gran parte della popolazione – scrive Lerner – è una denigrazione che gli ucraini non si meritano. Denunciamo il nazionalismo aggressivo, ma non cerchiamo alibi per negare loro la dovuta solidarietà”. Una riflessione distorta oggi da La Verità che titola “stavolta a Lerner vanno bene pure i neonazisti”.
Sui neonazisti e neofascisti italiani si concentra invece l’Espresso che racconta i loro legami con la Russia e il loro sostegno all’invasione decisa da Putin. “Una propaganda filorussa e anti europea e americana martellante, sui social ma non solo. Fascisti legati a Forza Nuova, mercenari latitanti oppure giornalisti che però, si scopre, hanno avuto contatti con funzionari russi e hanno lavorato per il farlocco ministero dell’Informazione della Repubblica, autoproclamatisi autonoma, di Lugansk”.

Dalla parte delle vittime. “L’Ucraina è la vittima. La vittima non necessariamente è buona e pura e non sempre i suoi sogni corrispondono alle nostre utopie. Però, la vittima merita sempre solidarietà e va aiutata. Si chiama empatia, specie di fronte alle immagini delle città devastate e dei profughi davanti ai nostri occhi e in mezzo a noi”, scrive su L’Espresso Wlodek Goldkorn in riferimento alla necessità di stare al fianco dell’Ucraina. A riguardo, su La Verità Luciano Bassani riporta dell’ospedale da campo messo in piedi da Israele a Mostyska (Ucraina occidentale) per curare i rifugiati in fuga. “Includerà Emergency/Triage, un reparto maternità e dipartimenti per la cura di uomini, donne e bambini. La struttura, poi, metterà a disposizione anche apparati di imaging e laboratorio, nonché una farmacia”.

Discorsi d’odio. “L’hate speech nell’infosfera della comunicazione” è il titolo del convegno odierno promosso dall’Osservatorio Mediavox sull’odio online dell’Università Cattolica insieme all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) e all’Osservatorio antisemitismo. Tra i protagonisti Daniel Holtgen, rappresentante del Consiglio d’Europa sui crimini d’odio, che, intervistato da Avvenire, sottolinea come l’odio in rete sia in crescita e rappresenti una minaccia per la democrazia, toccando quali azioni l’Europa deve fare per fermarlo.

Segnalibro. Sul Corriere Luciano Canfora racconta chi era Ernest Stein (1891-1945), prendendo spunto dalla recente pubblicazione in italiano di due suoi volumi (La storia del tardo impero romano, editore Aragno). In particolare il suo rifiuto del nazismo. La Stampa invece pubblica la traduzione di un passaggio del libro di Nili Oz “II mio Amos”, appena pubblicato in Israele dall’editore Keter.

Daniel Reichel