Israele senza maggioranza
La coalizione che sostiene l’attuale governo d’Israele non ha più la maggioranza. Con una mossa inaspettata, la parlamentare di Yamina Idit Silman – presidente della coalizione – ha annunciato la sua uscita dall’attuale maggioranza, dichiarando di lavorare per la formazione di un nuovo governo.
L’annuncio, scrivono i media locali, ha colto di sorpresa il primo ministro e leader di Yamina Naftali Bennett. I due avrebbero dovuto incontrarsi ieri, ma la parlamentare ha cancellato l’incontro all’ultimo minuto.
Il passo indietro arriva sullo sfondo di un ultimatum lanciato da Silman legato a una dichiarazione del ministro della salute Nitzan Horowitz, scrive Kan. La parlamentare “aveva dichiarato di non poter continuare a stare in una coalizione con il ministro Horowitz che aveva incoraggiato la possibilità di introdurre il chametz (prodotti alimentari lievitati) negli ospedali”. Per il viceministro all’Economia Yair Golan questa motivazione “è una debole scusa, qui c’è più opportunismo politico che aderenza a principi sacri. Se Idit Silman era in cerca di una ragione, probabilmente qualsiasi sarebbe andata bene”.
Il capo dell’opposizione e leader del Likud Benjamin Netanyahu ha accolto con favore la scelta di Silman e ha fatto un appello ai parlamentari di destra del governo di “tornare a casa da noi. Sarete ricevuti con tutto il rispetto e a braccia aperte”. Secondo i media israeliani a Silman il Likud avrebbe promesso un ruolo da ministro della Salute nel prossimo governo.
Processare la Russia e Putin. “Bucha non è un caso isolato, presto purtroppo vedremo le immagini di Mariupol, Kharkiv, Irpin, Dumerka, Motyzin” e di tante altre città dove i russi hanno commesso altri crimini e atrocità. Per i responsabili di questi atti, ha dichiarato davanti all’Onu il presidente ucraino Zelensky, “ci vuole un processo come quello che si è tenuto a Norimberga per i criminali nazisti dopo la Seconda guerra mondiale” (Corriere, La Stampa). Parlando al Consiglio di sicurezza dell’Onu, riunito ieri mattina a New York su richiesta di Mosca, Zelensky ha paragonato i militari russi “ai terroristi dell’Isis”, ha accusato Mosca di voler rendere l’Ucraina “una terra di schiavi silenziosi” e puntato il dito contro le Nazioni Unite. “Dove sono le garanzie che deve dare l’Onu? Dove è la pace che il Consiglio deve costruire?”.
Indagini contro i crimini russi. L’Europa ha aperto la sua inchiesta sugli omicidi, gli stupri e tutti i reati commessi in Ucraina dall’esercito russo, racconta oggi Repubblica. “Eurojust ed Europol – le due agenzie europee di coordinamento giudiziario e di polizia – stanno, infatti, supervisionando le inchieste aperte dai tribunali dei singoli Paesi”. Al Corriere il professore di diritto internazionale Philippe Sands dichiara che “bisogna incriminare Putin per aggressione Con una corte speciale bastano tre mesi”. Su la Stampa invece si spiega il ruolo della Corte Penale internazionale, che ha avviato le sue indagini, ma ha bisogno della collaborazione di tutti gli stati per poter portare a processo i responsabili dei crimini commessi in Ucraina. A riguardo, Francesca Mannocchi su La Stampa dà voce alle terribili testimonianze da Bucha. A parlare sono in particolare le donne: “Facevano stendere gli uomini e simulavano esecuzioni. Chiunque usciva veniva ucciso”. A Borodyanka, altra area nei pressi di Kiev, si cercano le fosse comuni, riporta Lorenzo Cremonesi sul Corriere, che aggiunge: “Notizie di massacri provengono anche dalle cittadine attorno a Kharkiv, dalle quali i russi stanno ritirandosi in modo sempre più rapido, e inoltre a Chernihiv, sulla strada che da Kiev porta in Russia, e quindi a Sumy e Izyum, dove i comandi di Putin cercano di riorganizzare le truppe per stringere d’assedio i contingenti ucraini impegnati per contenere l’avanzata nemica dal Donbass. E occorre ancora attendere per capire cosa sia davvero accaduto nel mattatoio di Mariupol”.
Russi espulsi. Trenta agenti dell’Svr, Gru e Fsb, le agenzie di intelligence russa, che lavoravano a Roma a servizio dell’ambasciata di Mosca sono stati espulsi ieri dall’Italia. A deciderlo il ministro degli Esteri Di Maio in accordo con il Presidente del Consiglio Draghi, racconta Repubblica. “È stata una decisione presa in accordo con gli altri Paesi europei e Nato”, ha detto Draghi che ha anche sottolineato come Putin dovrà “rispondere dei crimini di guerra”.
Silenzi ed equidistanze impossibili. Intervistata da Repubblica il premio Pulitzer Anne Applebaum ribadisce che l’Occidente deve aiutare “l’Ucraina a vincere”. “Questo non è un conflitto regionale ma una battaglia per idee universali. – afferma – Per lo stato di diritto. Per una Europa pacifica dove le controversie sono risolte da istituzioni e non da eserciti. Per la resistenza a ogni dittatura”. Sul Corriere invece si evidenziano alcuni silenzi interni alla politica italiana: “Quelli che non usano più la parola ‘Putin’”, titola il quotidiano, facendo riferimento in particolare a Berlusconi, Salvini, Grillo e Conte. “Dimentica Putin anche il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che chiede una commissione d’inchiesta neutrale sul massacro di Bucha: ‘Con quasi ogni certezza sono stati i russi. Ma ci deve essere un processo prima di una condanna’”, scrive il Corriere, ricordando come si arrivata “ieri la notizia che la comunità ebraica non parteciperà neanche quest’anno al corteo organizzato dall’Anpi a Roma per il 25 aprile”. Delle posizioni dell’Anpi, condannandole, parla anche il Foglio. Intanto il Fatto Quotidiano continua a dare spazio alle preoccupanti posizioni del generale Fabio Mini, che questa volta mette in dubbio quanto accaduto a Bucha e i crimini russi.
Il futuro della Francia. Domenica si vota in Francia per il primo turno delle presidenziali. Secondo Repubblica Marine Le Pen è in rimonta e la presenza della candidatura di Eric Zemmour le ha portato più voti. “Grazie a Zemmour sembro di centro”, il virgolettato che Repubblica le attribuisce nel titolo del pezzo. Le Pen ha mandato al macero i volantini che la ritraevano con Putin, ma il Corriere ricorda che i legami tra il suo partito e la Russia sono ancora stretti. E immagina una Francia guidata da Le Pen: “A capo della sola potenza nucleare dell’Unione europea e della seconda economia della zona euro potrebbe andare chi promette la fine dell’integrazione, l’avvento di una non meglio precisata ‘Europa delle nazioni’ e l’uscita della Francia dal comando integrato della Nato. Gli equilibri mondiali ne risulterebbero sconvolti. Putin otterrebbe, stavolta senza sparare un colpo, una vittoria strategica inestimabile”.
La Francia e l’antisemitismo. “Jérémy Cohen, 31 anni, ebreo, la kippah sulla testa, viene circondato, picchiato e insultato da una quindicina di giovani su un marciapiede di Bobigny, alla periferia di Parigi. Cohen soffre di un handicap motorio, non immediatamente visibile, ma cammina e corre con difficoltà. Cerca di proteggersi dai colpi, il gruppo lo lincia, in preda al terrore lui cerca di scappare fuggendo verso le rotaie, che attraversa senza guardare. Non vede il tram, che lo prende in pieno. Non è stato un incidente, o almeno non solo”. È la terribile ricostruzione del Corriere della Sera del nuovo grave episodio di antisemitismo che sta segnando la Francia ed è diventato un caso politico. Solo ora è emerso il video della fuga di Jérémy Cohen che chiarisce la dinamica dell’accaduto. La famiglia ha chiesto giustizia e l’aiuto del candidato Zemmour affinché la vicenda non finisca nel dimenticatoio. A dare la propria solidarietà ai Cohen in queste ore è stato il presidente Macron.
Memorie in conflitto. Su Panorama si prende in esame il lavoro della storica Oksana Myshlovska che “ricostruisce le memorie dei nazionalismi russo e ucraino. Che si cominciano a scontrare nel 1944 e, oggi, servono a giustificare anche un’invasione”. A proposito di memoria, davanti alle stragi di Bucha, Mattia Feltri nel suo Buongiorno (La Stampa) ricorda le parole di Primo Levi: “Tu, uomo, sei stato capace di questo; la civiltà di cui ti vanti è una patina, una veste: viene un falso profeta, te la strappa di dosso, e tu nudo sei un mostro, il più crudele degli animali”.
Sul Foglio invece si riflette sul passato di Zelensky come protagonista della serie televisiva comica che lo ha portato al successo: “Mai sottovalutare un comico ebreo con una lunga gavetta alle spalle”, il titolo del pezzo.
Daniel Reichel