TV – La storia dell’ostaggio Yarden tra i premiati agli Emmy
«I miei rapitori non hanno resistito. Mi hanno messo in mostra come un trofeo. Per loro non ero umana», ricordava Yarden Roman-Gat, intervistata dal programma 60 minutes dell’emittente americana CBS. La 36enne era stata rapita il 7 ottobre dal kibbutz …
L’Occidente lavora a un cessate il fuoco tra Israele e Libano di almeno 21 giorni, riportano i giornali. Il piano è promosso da Stati Uniti e Francia. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dato il via libera alle trattative, …
«Sono nato del 1955 e spesso mi sono chiesto come mai, nel mondo della cultura e tra le persone qualunque, verso la fine degli anni Trenta nessuno si accorse, o volle non accorgersi, non che il mondo in generale, ma il mondo ebraico in particolare stesse precipitando lungo una china catastrofica, culminata nella Shoah. Era difficile da decifrare? C’era indifferenza, quieto vivere, incredulità di fronte a quella lenta discriminazione, che poi sarebbe diventata persecuzione e infine Apocalisse? Mancavano gli strumenti concettuali per capire dove si stesse andando? Per paura, ottusità, meschinità. Ecco, oggi credo di aver capito come mai». Una consapevolezza, quella del giornalista Pierluigi Battista, maturata con l’ondata di antisemitismo seguita al 7 ottobre. Per mesi, scrivendo i suoi pezzi per il Foglio e l’Huffington Post, Battista ha annotato gli episodi di odio contro gli ebrei avvenuti nel mondo, in particolare in Occidente. L’elenco si è dimostrato lungo, troppo lungo, denuncia il giornalista nel suo ultimo pamphlet La nuova caccia all’ebreo (Liberilibri).
Hannah Arendt nel suo libro Le origini del totalitarismo, scrisse che «L’efficacia di questo tipo di propaganda dimostra una delle principali caratteristiche delle masse moderne. Non credono a nulla di visibile, alla realtà della propria esperienza; non si fidano …