«Nel mio ultimo corso di scrittura, una delle studentesse, credo la più giovane, era molto tranquilla durante le lezioni. Veniva, faceva gli esercizi e scriveva, ma non leggeva mai ad alta voce. Poi, intorno alla quinta o alla sesta lezione, …
Sul comodino della sua casa a Tel Aviv, in questo periodo di grande fragilità e smarrimento, Sarai Shavit ha posato la traduzione in ebraico di Venuto al mondo di Margaret Mazzantini. «Trovo conforto nella voce e nelle parole di Mazzantini. …
Con oltre duemila eventi, quattro padiglioni per ospitare editori e scrittori italiani e internazionali, Torino si prepara ad ospitare uno degli eventi culturali più attesi dell’anno: il Salone internazionale del libro. La rassegna – intitolata “Vita immaginaria” – apre il …
Leo Valiani e Alberto Mortara si conobbero a Milano, all’inizio del 1944. C’era un paese da liberare, l’Italia da ricostruire dalle macerie fisiche e morali. Mortara lo fece nelle file del Partito d’Azione guidato nel Nord Italia da Valiani, che sarà poi tra i firmatari della condanna a morte di Benito Mussolini. «La sua determinazione, la sua serietà, la sua salda preparazione culturale, la sua esemplare modestia impressionavano favorevolmente», scriverà Valiani di Mortara, in una raccolta di testi in suo onore.
Economista e produttore cinematografico, fervente europeista, Alberto Mortara (1909-1990) è stato esponente «di quell’Italia quantitativamente ma non qualitativamente minoritaria che ha contribuito a rendere questo paese migliore», raccontano Giulio Bursi e Fabrizio Trifoglio nel libro Alberto Mortara. L’antifascismo, l’economia, il cinema da loro curato per l’editore Misesis.
«Mentre alcune istituzioni delegate alla diffusione della conoscenza si stanno macchiando di atti di immotivato boicottaggio nei confronti di Israele, ho visto con piacere un mondo della cultura stringersi intorno alla nostra iniziativa, nata per costruire la consapevolezza necessaria per …
L'anti-israelitismo è un neologismo che unisce due forme di odio, quella verso gli ebrei e quella verso lo Stato di Israele. Un virus ormai dilagante, specie dopo il 7 ottobre, sostiene il regista e drammaturgo romano Vittorio Pavoncello nel suo pamphlet "Antisraelitismo" edito da All Around.
Parole nuove per definire quanto sta accadendo. È un tema non secondario, fa capire, perché «non possiamo certo tacciare di antisemitismo tutto ciò che ruota intorno all’ostilità e odio verso Israele, poiché semiti sono gli stessi arabi (e alcuni islamici), e anche perché è diventata una parola dietro la quale ormai in molti e troppi si nascondono». Al tempo stesso, incalza Pavoncello, «si ben dire che quelle parole ed enunciazioni, che tanto odio e morte hanno portato nel corso dei secoli, ora devono essere più propriamente definite».
Molti applausi e soprattutto molto calore umano. Perché Gianfranco Damico, lo ha salutato il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi, «è quell’amico di cui in questo momento abbiamo tutti bisogno». Coach, consulente d’azienda e scrittore – ha pubblicato …
Nella dozzina finalista del Premio Strega - Ragazze e Ragazzi, nella categoria riservata ai lettori sopra gli 11 anni, c'è anche una storia a tema ebraico. La racconta "La leggenda dei tre bambini magici e del loro cane santo", romanzo di Adam Gidwitz uscito anni fa in inglese sotto il titolo "The Inquisitor’s Tale: Or, The Three Magical Children and Their Holy Dog" e portato di recente all'attenzione del pubblico italiano da Giuntina, nella collana Parpar+, con la traduzione di Marina Morpurgo.
La vicenda, ambientata nel Medioevo, racconta di tre giovani perseguitati dal re di Francia e delle loro avventure. Si tratta di Jeanne, una contadina «che ha visioni del futuro»; William, un giovane monaco «con una forza soprannaturale»; e Jacob, un ragazzo ebreo «che può guarire qualsiasi ferita». Con loro c’è Gwenforte, una levriera «tornata magicamente dal mondo dei morti».
Si è spesso detto che dopo il 7 ottobre il mondo non è più lo stesso. Prova a spiegarlo anche la raccolta di saggi "Come tutto è cambiato. Dopo il sette ottobre" (ed. Sopher), curata dal docente di Storia del diritto romano Francesco Lucrezi per conto dell'Associazione Bezalel e dell'Osservatorio Enzo Sereni. Ogni saggio è associato a un concetto e approfondisce la mutazione avvenuta in quell'ambito, per esempio in termini di lotta all'antisemitismo e difesa della democrazia, promozione della dignità e qualità dell'informazione, rapporto tra Stato di Israele e diaspora. Un'elaborazione a più mani svolta da intellettuali, rabbini e attivisti, d'accordo con Lucrezi sul fatto che «niente sarà più come prima».
Tra i più importanti storici dell’ebraismo nel secondo Novecento, il milanese Daniel Carpi (1926-2005) è stato studioso del sionismo e autore di studi che hanno approfondito la storia degli ebrei in Italia nel tardo medioevo e nell’età moderna, ma anche la "questione ebraica” e l’antisemitismo. “Camminando per la via. Memorie degli anni 1938-1945", pubblicato in ebraico nel 1999 e appena tradotto da Giuntina a cura di Giacomo Corazzol, è il racconto degli anni drammatici della guerra e della persecuzione nazifascista, che iniziarono per lui con il «pianto dirotto» che lo colse alla notizia dei provvedimenti antisemiti che decretarono l’espulsione dei bambini ebrei dalle scuole pubbliche.
Nel momento in cui la persecuzione dei diritti diventò persecuzione delle vite, Carpi fuggì verso il Meridione d’Italia già libero insieme al padre: un viaggio avventuroso di cui restituisce una testimonianza vivida, lungo quei «sentieri montuosi» che portarono l’agognata salvezza.
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