Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     16 Dicembre 2020 - 1 Tevet 5781
ISRAELE - YOSSI COHEN VERSO L'ADDIO, MENTRE PREPARA L'INGRESSO IN POLITICA

Un nuovo capo per il Mossad

Nel 2019, in una riunione a porte chiuse del Likud, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva indicato due possibili suoi successori alla guida del partito: il capo del Mossad Yossi Cohen e l’ambasciatore israeliano a Washington Ron Dermer. Le notizie delle ultime ore potrebbero avvicinare il primo al ruolo di erede di Netanyahu (nell’immagine, i due insieme). È stato infatti annunciato il cambio al vertice del Mossad, con Cohen che dovrebbe lasciare il suo incarico a giugno del prossimo anno in favore del suo secondo, D. (il nome del vice è per il momento coperto da segreto). Soprannominato Il modello, Cohen è diventato capo di uno dei servizi più rispettati ed efficaci del mondo a 55 anni. Stretto consigliere per la sicurezza di Netanyahu, è stato tra gli architetti indiscussi del cosiddetto accordo di Abramo, che ha portato alla normalizzazione dei rapporti con alcuni paesi arabi. Diverse le sue missioni segrete nei paesi del Golfo mentre metteva a segno importanti operazioni di intelligence contro l’Iran. In particolare, la sottrazione nel 2018 di archivi nucleari iraniani, un caso che ha aiutato Netanyahu nel dimostrare la pericolosità del regime di Teheran. Cohen ha spinto per costruire un Mossad attivo nell'eseguire operazioni segrete sul campo molto complesse. I successi raccolti in questi anni hanno premiato la sua scelta, che, raccontano i media israeliani, sarà proseguita dal suo secondo una volta che diventerà il nuovo capo del Mossad. La nomina di D. dovrà essere approvata da una commissione parlamentare, ma nel frattempo è già diventata un caso politico.

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L'EVENTO PROMOSSO DA PROGETTO TALMUD

Dall’educazione alla convivenza,
le grandi lezioni di rav Sacks

Parlando di rav Nahum Rabinovitch, uno dei suoi maestri, rav Jonathan Sacks disse di aver imparato da lui come nella “Torah, tra le altre cose, è presente un rifiuto di dare risposte semplici a questioni difficili”. Un’affermazione divenuta una filosofia di vita per rav Sacks, una delle personalità più autorevoli e ascoltate dell’ebraismo contemporaneo. Scomparso nel novembre scorso, l’ex rabbino capo di Gran Bretagna – e la sua capacità di dare a domande difficili risposte complesse, ma chiare – è stato ricordato nel corso di un evento realizzato dal Progetto Traduzione Talmud Babilonese in sua memoria. Dai rabbini ai rappresentanti istituzionali, dall’Italia all’estero, molte le voci che hanno voluto partecipare all’iniziativa online patrocinata da Senato e Camera dei Deputati, moderata da Clelia Piperno, direttrice del Progetto Talmud, assieme a Gianluca Giansante.  
LA CONFERENZA DEL WORLD JEWISH CONGRESS

'Donne ebree nelle istituzioni, contributo e esperienza'

Unità nella diversità di anime e percorsi. Una prospettiva che il World Jewish Congress ha voluto valorizzare con un evento interamente declinato al femminile, con molte voci di donne con incarichi di leadership nel mondo ebraico che hanno portato una loro testimonianza. 
Tra loro Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, chiamata a sviluppare alcune riflessioni introduttive al pari della ministra israeliana con delega alla Diaspora Omer Yankelevitch e dell’ex parlamentare Ruth Calderon. 
Diversi i temi di confronto e dibattito delineati in questa circostanza, con riferimento a sfide sia italiane che globali. “La diversità è un fatto, l’unità è un obiettivo. Ci sono varie domande da porsi: perché abbiamo bisogno di unità? E poi: quanto ci riconosciamo vicendevolmente nel diritto a vivere la nostra ebraicità? In che modo viviamo insieme nella Diaspora? Possiamo fare lo stesso in Israele? Possiamo garantire l’unità ebraica come parte della continuità? E inoltre, domanda che ha valore soprattutto per l’Italia, siamo coerenti con quanto affermiamo formalmente? Interrogativi – ha esordito Di Segni – a cui credo sia possibile rispondere attraverso lo specifico spettro dell’esperienza femminile”. 

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QUI ROMA - L'ACCENSIONE DELLA CHANUKKIAH ALL'OSPEDALE

Spallanzani, sei luci per dire grazie

Sei luci accese nella notte di Roma per dire grazie a chi ogni giorno, medici e operatori sanitari, combatte in prima linea contro il Covid.
È il senso che la Comunità ebraica romana ha voluto dare alla cerimonia di accensione della Chanukkiah svoltasi ieri sera davanti all’ingresso dell’istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, uno dei luoghi simbolo nella lotta al Covid.
Un modo, ha sottolinea la presidente Ruth Dureghello rivolgendosi alla direttrice dell’istituto Marta Branca, “per manifestare la nostra riconoscenza nei confronti di chi, di fronte all’insicurezza e a una pandemia sconosciuta che ha messo in pericolo il mondo intero, ha assunto il ruolo di guida nella ricerca e nella cura della malattia”. L’accensione è stata infatti dedicata “a tutti i medici e gli operatori sanitari che lavorano instancabilmente da mesi, nella speranza che gli giungano il calore e la gratitudine di tutti noi”.

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LA TARGA SVELATA NELLE SALE DEL CONI

Sportivi perseguitati, il Comitato olimpico fa Memoria

“Per non dimenticare gli sportivi ebrei perseguitati e coloro che rischiarono la propria esistenza per salvare vite innocenti”.
È quanto si legge sulla targa svelata ieri al Coni nella zona antistante l’ingresso del Salone d’Onore. L’omaggio a una figura esemplare attraverso la quale, ha detto ieri il numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò, rivolgere “un doveroso ricordo alla memoria degli sportivi ebrei deportati e perseguitati dalle leggi razziali”.
OTTO GIORNI OTTO LUMI / 7

Una fiamma che sale da sola

La Torah (Esodo 27:20) sancisce che l’olio della Menorah deve provenire dalla prima spremitura a mano delle olive “lea‘alot ner tamid” per mantenere il lume costantemente acceso. Rashy (Rabbi Shelomo Yitzhaqi; 1040-1105) commenta, sulla base di un detto talmudico (Shabbat 21b), che “lo accende fintanto che la fiamma sale da sola”. Questa spiegazione alluderebbe al fatto che lo studio della Torah non si pratica solo nella dimensione della necessità, da parte dell’allievo, di avere vicino il maestro per indirizzarlo e aiutarlo. L’allievo deve raggiungere la dimensione “della fiamma che sale da sola”, nel senso di volere studiare anche da solo per capire da sé le parole della Torah.

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Ticketless - Nudi in tv
Ritrovo (e purtroppo rivedo solo su zoom) il mio vecchio amico Mark, che continua imperterrito a studiare scienza della comunicazione. Prima a New York, oggi a Berlino. Continua, senza stancarsi mai, a studiare il giornalismo e quando ci sentiamo non manca mai di scherzare sopra i nostri tic e tabù televisivi. La crisi generata dalla pandemia ha acuito il suo pessimismo, oggi ha poca voglia di scherzare come aveva fatto l’ultima volta che ci eravamo sentiti quando aveva preso di mira le interviste al citofono dei nostri cronisti, le cito-interviste le aveva definite.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - L’età del contropensiero
Questo orrendo 2020 ci ha privati, tra l’altro, di due menti particolarmente profonde, lucide, incisive, che hanno dato un inestimabile contributo al generale progresso della coscienza civile e dei valori universali di conoscenza, umanesimo, rispetto, dialogo: il Rav Jonathan Sacks, Rabbino capo del Regno Unito e del Commonwealth, e l’Avvocato Renzo Gattegna, già Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (il quale mi ha onorato per lunghi anni della sua amicizia, e delle cui rare doti umane serbo un ricordo prezioso e indelebile). I grandissimi meriti di entrambi i personaggi sono già stati ampiamente illustrati sulle colonne di questo giornale, e non vorrei ripetere cose già dette, né scivolare nella retorica.
Francesco Lucrezi
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Le responsabilità da prendere
Nelle ultime parashot lette troviamo un comportamento incredibile, che purtroppo non tutte le persone hanno, chiamato senso della responsabilità.
Quando Yehudà scopre il suo errore di falsa accusa verso la nuora Tamar dice subito צדקה ממני – “…Essa fu più giusta di me…”. Accadde anche in passato durante la vendita di Yosef, quando Yehuda così si rivolse ai fratelli: “Qual profitto, quand’avremo ucciso nostro fratello, e n’avremo coperto il sangue [occultata la morte], quello che intendete fare è sbagliato”. Anche qui Yehuda prende su di sé una grande responsabilità.
Rav Avraham Dayan, rabbino capo di Livorno
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Distillare il passato
Lo scrittore e compositore ebreo tedesco Georg Lewin detto Herwarth Walden fu tra i promotori dell’avanguardia tedesca, studiò pianoforte con Conrad Ansorge e si perfezionò a Firenze grazie a una borsa di studio della Franz-Liszt-Stiftung di Weimar; nel 1918 aderì al Partito comunista tedesco.
Nel 1932, data la diffusione di nazionalsocialismo e antisemitismo nella società tedesca, lasciò la Germania e si trasferì a Mosca con la traduttrice Ellen Bork che in seguito sposò; dal matrimonio con la Bork nacque Sina nel 1933.
La predilezione artistica di Walden per l’avanguardia suscitò sospetti da parte dell’autorità sovietica, nel 1941 fu arrestato e trasferito presso il Gulag di Saratov mentre la moglie e la figlia ripararono presso l’ambasciata tedesca e tornarono a Berlino; Walden morì nell’ottobre 1941 nel Gulag.
Francesco Lotoro
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Armando Castro (1945-2020)
Si sono svolti ieri a Pisa, con la massima presenza possibile alla luce delle norme Covid e con amici da Livorno, i funerali di Armando Castro zl, mancato sabato scorso a Firenze.
Costante e assai intensa è stata la sua attività anche nel mondo ebraico, per anni condotta in parallelo alla madre Maria zl, impegnata nell’ADEI, nelle attività comunitarie e quale testimone della Shoah, tema quest’ultimo al quale Armando Castro ha dedicato grande attenzione e che sentiva in maniera particolare.
Gadi Polacco
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