Sapienza Roma nel circuito Isgap per capire e combattere l’antisemitismo
“Uno strumento utile per dare nuovo impulso agli studi sul pregiudizio. Un’iniziativa che saluto con la consapevoleza dei segnali preoccupanti che ci arrivano da alcuni paesi europei come la Francia, l’Ungheria, la Grecia”. È quanto affermato dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nell’intervenuto tenuto oggi all’Università Sapienza di Roma in occasione della firma dell’accordo di collaborazione tra l’ateneo romano e l’Isgap -Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy (presieduto dal Premio Nobel Elie Wiesel e promosso dall’Università di Yale) che porterà, a partire da gennaio, all’introduzione di corsi e seminari specificamente dedicati all’antisemitismo nelle sue diverse declinazioni. Un accordo ‘ponte’, primo step di una serie di iniziative che saranno prossimamente replicate in altri atenei e che il presidente UCEI ha accolto invitando al monitoraggio dei fenomeni d’odio e allo stesso tempo affermando l’importanza di non cedere all’allarmismo in un periodo storico in cui si è fatto – almeno in parte – tesoro della terribile lezione della Shoah e in cui gli ebrei, in molti paesi, vivono oggi piene libertà e diritti.
Pubblico folto e attento nella sala del Palazzo del Rettorato dove si è presentata oggi l’iniziativa. Firmatari del documento il presidente Isgap Charles Small e il rettore della Sapienza Luigi Frati. A chiudere il cerchio sarà lo stesso Frati, venerdì prossimo, a consegnare al Testimone della Shoah Sami Modiano un dottorato di ricerca honoris in causa in “Storia, religione e cultura” che restituirà, almeno simbolicamente, quell’adolescenza e quel diritto allo studio negatogli a partire dal ’38.
“Oggi portiamo un primo raggio di luce”, ha sottolineato con soddisfazione Small.
Nel presentare l’accordo Robert Hassan, delegato Isgap per l’Italia e l’Europa, ha enfatizzato in particolare un aspetto – la multidisciplinarietà – che permetterà di approcciare, da più punti di vista, un fenomeno complesso e articolato come l’antisemitismo.
Si è parlato proprio di antisemitismo in una prospettiva comparata nella tavola rotonda che ha animato l’incontro odierno, svoltosi alla presenza – tra gli altri – dell’ambasciatore d’Israele a Roma Naor Gilon, che ha elogiato un accordo “che si rivolge ai giovani”, dei rappresentanti diplomatici di Stati Uniti, Canada e Polonia, del presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Leone Paserman, dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e di alcune delegazioni religiose (tra cui la Coreis).
Protagonisti della tavola rotonda, oltre a Small, la coordinatrice del dottorato di Storia, Antropologia e Religioni della Sapienza Marina Caffiero, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick.
Nel suo intervento rav Di Segni ha spiegato come oggi l’antisemitismo “parli la lingua dei diritti”. Due gli esempi plateali in questo senso: l’opposizione di chi oggi si pone frontalmente contro la macellazione rituale e di chi, ancora, attacca il diritto alla circoncisione. Nell’introdurre il punto di vista ebraico nella prospettiva storica, tema di grande rilevanza nell’analisi dell’antisemitismo in Italia, il rav ha citato l’esempio biblico del re che si dimentica di Giuseppe paragonandone la vicenda al re Vittorio Emanuele III che, giovanissimo sovrano, fu partecipe della gioia della Comunità ebraica di Roma per l’inaugurazione del suo Tempio Maggiore e che, 34 anni dopo, tradì l’intera Comunità italiana con l’apposizione della propria firma sulle Leggi Razziste. Di grande densità il percorso storico tracciato dalla professoressa Caffiero, che ha analizzato le diverse forme di antiebraismo manifestatesi nel corso dei secoli. In particolare approfondendo le specificità di antisemitismo e antigiudaismo: i punti di contatto, ma soprattutto le sfumature e gli aspetti che maggiormente segnano una differenza. Fortemente connesso all’attualità l’intervento del giudice Flick, che ha toccato – con la sensibilità del giurista – il dibattito apertosi nella società italiana relativamente all’adozione di un dispositivo che punisca il reato di negazionismo della Shoah.
“Non so quale sia la strada più adatta per contrastare il negazionismo, in sintesi se a sanzionare debbano essere i giudici oppure gli storici. Quello che so per certo – ha affermato – è che serve un dibattito che dia la possibilità di prendere coscienza delle varie problematiche. Le buone leggi non sono mai dettate dalla fretta ma da una riflessione seria e approfondita”.
Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked
(25 novembre 2013)