Libertà, un destino comune
“Nous sommes Paris”. Siamo Parigi: ieri, oggi, domani. Perché essere Parigi significa essere dalla parte della civiltà e della democrazia, contro ogni barbarie.
Questo il messaggio che la redazione ha voluto diffondere realizzando in tempi strettissimi un’edizione straordinaria del proprio notiziario quotidiano, pubblicata ieri sera a poche ore dal termine dello Shabbat.
Parte da un simbolo del legame indissolubile tra Italia e Francia, il monumento romano che riprende la nave presente nello stemma parigino, la riflessione del direttore Guido Vitale: “Veleggia in cima a una colonna là dove si apre il Castro Pretorio, lambisce verso il cielo le finestre dell’Ordine nazionale dei giornalisti, la fiancata del Grand Hotel, il mattonato della chiesa di Maria degli angeli. Quel vascello corazzato, che dispiega in solitudine le vele di bronzo, da lì in alto benedice il passaggio dei giovani colleghi giornalisti che vanno senza degnarlo di uno sguardo a sostenere emozionati la prova di abilitazione professionale. E assiste impassibile alla tempesta disordinata della nostra vita di romani, il tumulto del traffico, i semafori impazziti, le soste vietate, le corse azzardate”.
“Ferma lassù, nel cielo di Roma – scrive il direttore – quella nave di ferro che ci dimentichiamo sempre di considerare, è un dono del gemellaggio fra la Città eterna e la Città della luce, è il simbolo di Parigi, e proprio per questo a Roma l’hanno ancorato fra le nuvole in prossimità della via Parigi”.
Un simbolo potente, che viene raccontato nella sua storia e nel suo significato, ma soprattutto nel motto “Fluctuat nec mergitur” (Fende il mare in tempesta senza mai affondare), da Francesca Matalon: “Fluctuat nec mergitur. È battuta dalle onde, ma non affonda. È il motto della città di Parigi e della nave a vele spiegate che costituisce il suo stemma, ma anche quello della mobilitazione delle ore che sono seguite agli attentati che hanno sconvolto la notte della capitale francese, colpita dal terrorismo nel suo cuore più pulsante. Al risveglio i parigini lo hanno ritrovato in place de la République sotto forma di un nuovo, gigantesco, graffito dipinto da un collettivo di artisti, per ricordare loro quanto sono forti. E tutti i navigatori in rete lo hanno rivisto nelle vignette cariche di collera e allo stesso tempo di tenerezza di Joann Sfar, autore del celebre fumetto Le Chat du rabbin, che ha pubblicato una serie di dodici disegni sul suo profilo Instagram”. Quelle parole in latino dal valore antico significano infatti guardare la morte con sufficienza e andare avanti a testa alta. Perché è questo “che ha sempre fatto Parigi”.
Resta comunque il dovere di prendere atto del vero volto del terrorismo che ci troviamo ad affrontare una nuova volta in queste ore difficili. Sapevamo già della sua valenza profondamente antisemita, ma nuove conferme aiutano a capire e a risvegliare le coscienze. Per prima in Italia Ada Treves ha documentato come il Bataclan fosse da tempo nel mirino degli attivisti che si nascondono dietro a una difesa di comodo dei diritti del popolo palestinese per mandare avanti la loro contabilità di distruzione e di morte. “Se il Bataclan e il Migdal organizzeranno, come gli scorsi anni, un galà per il Magav, la polizia di frontiera dell’esercito israeliano, la gente non lo potrà più sopportare, e pagherete le conseguenze delle vostre azioni”. Sono parole di un gruppo di militanti pro-palestinesi, una decina di giovani dal volto nascosto con la kefiah – che però il loro portavoce ha avuto la cura di usare in aggiunta a un passamontagna nero – ripresi in un video di neppure cinque minuti quando, il 20 dicembre 2008, erano andati a cercare di parlare con “qualcuno dell’amministrazione” del Bataclan, il tempio del rock dove ha avuto luogo il peggiore fra gli attentati parigini.
Sul fronte della sicurezza immediata la disponibilità israeliana alla cooperazione, come ha raccontato Daniel Reichel. “Israele è spalla a spalla con il presidente Francois Hollande e il popolo francese nella comune guerra contro il terrorismo”, ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu. Per poi condannare attacchi “sistematici e deliberati” contro innocenti, sottolineando che non può mai esserci una giustificazione per il terrorismo e invitando tutti i governi ad impegnarsi nel combatterlo. Nelle stesse ore migliaia di persone si sono riunite a Tel Aviv, nel celebre piazza Rabin, per dimostrare la propria solidarietà al popolo francese. “Tel Aviv è al fianco di Parigi”, lo slogan della manifestazione con il municipio della città israeliana illuminato con i colori della bandiera francese. “Grazie per la vostra presenza – il saluto rivolto alla folla dall’ambasciatore francese in Israele Patrick Maisonnave – È una vivida testimonianza del fatto che la Francia non è sola in questa lotta”.
(15 novembre 2015)