Traghettare culture e parole
Sono quattro, le traduttrici che compaiono in questa pagina, a rappresentare i tanti, e soprattutto le tante a dire la verità, che quotidianamente si accostano a pagine in altre lingue in un lavoro paziente e tenace che Elena Loewenthal, che da decenni si confronta con i grandi della letteratura israeliana, descrive come “Un corpo a corpo col testo”. Negli anni in cui si sono impegnate come vere e proprie mediatrici di culture, che non si limitano a trasporre testi da una lingua all’altra ma che traghettano storie, sensibilità, vissuti e suggestioni hanno permesso ai lettori italiani di scoprire e poi amare mondi. Molto differenti tra loro per autori, lingue, formazione e anche percorsi personali, hanno in comune una visione del proprio mestiere che si radica profondamente nell’amore per la propria lingua. “La lingua di partenza, in fondo, è la cosa meno importante” ha affermato Ada Vigliani, fra le più note traduttrici dal tedesco, fresca vincitrice del prestigioso Premio italo tedesco per la traduzione letteraria, che accosta la traduzione a una danza di coppia, con l’autore a fare da cavaliere e da guida, che però bisogna saper capire e seguire. Bisogna conoscere tutti i segreti della lingua di partenza, ovviamente, ma senza la conoscenza profonda e la sensibilità che permettono di accostarsi alla cultura di cui è espressione la traduzione è impossibile. È probabilmente questo uno dei motivi che fanno affermare a Marina Morpurgo di “sentirsi a casa” fra le pagine di Ester Kreitman Singer, sorella maggiore dei più noti Isaac Bashevis e Israel Joshua, di cui pure ha tradotto alcune opere. Parla di una “magia”, che le ha permesso di non perdersi fra parole e storie a lei familiari, che però forse così misteriosa non è: “Sapevo di cosa stavano parlando, anche quando l’argomento sarebbe potuto sembrare strano ad altri”. Non dall’inglese come Marina Morpurgo ma direttamente dallo yiddish traduce invece Anna Linda Callow, che come le sue colleghe ha iniziato “un po’ per caso”. Non vengono dalle scuole di traduzione, nate più recentemente e che considerano importanti per imparare tecniche e trucchi di un mestiere complesso, e il loro parere è unanime: per imparare a tradurre non solo bisogna scrivere, ma è soprattuto necessario conoscere a fondo la propria lingua, frequentarla anche leggendo moltissimo, sempre. E amarla profondamente.
da Pagine Ebraiche, maggio 2016
(12 maggio 2016)