La denuncia del nostro notiziario
Sembra il 1938, e invece è il 2016
Ci sono due fratelli. Il più piccolo è povero, praticamente un indigente. Il maggiore invece è molto ricco. E oltre ad essere ricco è terribilmente avaro e mal disposto ad aiutare il fratello. In testa porta la kippah, il copricapo ebraico. Di nome fa Giosuè. Il fratello povero invece porta l’italico nome di Biagio.
Sembra l’incipit di una favola per bambini nell’Italia dei tempi più bui, nell’Italia in cui si cavalcava l’onda del pregiudizio e senza opposizioni si approvavano le leggi razziste che nel 1938 esclusero gli ebrei dalla scuola, dal lavoro, dalla società e fecero da preludio al genocidio.
E invece siamo nel 2016. Lo denuncia un servizio firmato da Ada Treves che appare stamane nel notiziario settimanale Sheva Melamed dedicato ai temi della Scuola e dell’educazione e realizzato dalla redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Si tratta di un libro per l’infanzia fresco di stampa pubblicato da Gaia Edizioni, con titolo “Mio” e sottotitolo “Il mio viaggio nel mondo delle parole”. Un progetto che, scrive la casa editrice nella presentazione, “offre un percorso di apprendimento e di crescita, stimolante e graduale, capace di coinvolgere ciascun alunno e di rispondere ai suoi bisogni educativi, rispettandone tempi e ritmi”.
Adam Smulevich
(25 novembre 2016)