“Manteniamo i nervi saldi”

gattegnaRiguardo all'aggressione antisemita avvenuta ieri a Milano, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna dichiara: “C'è chi vorrebbe spaventarci, costringendoci a cambiare le nostre abitudini e la nostra quotidianità, quello che siamo con orgoglio da millenni. Ma è una battaglia persa. Noi andremo avanti, senza farci intimidire. La vita vincerà sempre sulla morte e sulla violenza”. Intervistato da Repubblica, Gattegna dice: "Il rischio emulazione con quanto sta accadendo in Israele è alto, ma non voglio fare accuse. Mi auguro che le forze dell'ordine continuino a vegliare sugli obiettivi e sui siti ebraici come fanno ogni giorno con impegno". "Milano è una città molto ben controllata. Mi auguro che sia possibile risalire rapidamente al colpevole e soltanto allora - conclude il presidente UCEI - potremo ragionare sulle motivazioni". Ancora ignota l'identità dell'autore dell'aggressione. La vittima, un uomo di 40 anni, esponente del movimento Chabad, non è in pericolo di vita. A confermarlo il personale medico dell'ospedale Niguarda. Molteplici le reazioni in ambito ebraico. Per l'UCEI a intervenire ieri sera è stato anche il vicepresidente Roberto Jarach, milanese. "Il primo pensiero – le sue parole – è stato: forse è bene suggerire ai nostri ragazzi di non girare più per le strade con la kippah". Ma, come riporta il Corriere della sera, subito dopo ne è subentrato un altro: "No, non dev'essere questa la reazione. Non possiamo ragionare così. Anche perché in Italia non c'è mai stato un timore di questo tipo, anche nei momenti più complicati". Aggiunge ancora Jarach: "Dobbiamo ragionare, capire, mantenere i nervi saldi. Non possiamo stare tranquilli, questo è ovvio. Ma non abbiamo alcun elemento concreto per poter affermare che il fenomeno sia in crescita". "È l’episodio più grave che si sia mai verificato a Milano" commenta Raffaele Besso, copresidente della Comunità ebraica milanese assieme a Milo Hasbani. "Siamo spaventati - dice quest'ultimo in una intervista al Giorno - anche se io continuo a dire, a sperare, che si tratti di un episodio isolato. Qui a Milano non abbiamo mai avuto nessun problema. Infatti si era parlato di chiudere la scuola ebraica domani (oggi per chi legge), ma ho deciso di lasciarla aperta e far venire i ragazzi normalmente".Ruggero Gabbai, esponente della Comunità e consigliere comunale, afferma: “C'è timore che sia un episodio simile a quelli avvenuti a Parigi con 'cani sciolti' che emulano quanto avviene in Medioriente”. "Sono sconvolto, a mia memoria un episodio così non era mai accaduto a Milano. Ma adesso dobbiamo mantenere la calma e analizzare i fatti. Certo, l'aspetto simbolico di un'aggressione a una persona così riconoscibile per i vestiti che porta e la sua evidente riconducibilità alla comunità fa subito pensare alla volontarietà di questo atto rivolto contro un ebreo. Spero di essere smentito da altre ricostruzioni" dice il parlamentare (ed ex presidente della Comunità ebraica milanese) Emanuele Fiano in una intervista a Repubblica. "La reazione a caldo è difficile, certamente siamo molto spaventati. Ma andiamo avanti e non perdiamo la testa" spiega l'ex presidente comunitario Walker Meghnagi. Reazioni anche nel resto dell'Italia ebraica. "Dobbiamo constatare che l'appello dell'Isis di colpire gli ebrei ovunque si trovino purtroppo sta facendo proseliti" dice la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Così Talia Bidussa, milanese, presidente Ugei: "Accade che essere ebreo oggi nella civilissima Italia ha significato che qualcuno ci abbia quasi rimesso la vita". "Questa è la più grave aggressione avvenuta in Italia dall'attentato del 1982 alla sinagoga di Roma nel quale perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché, di soli due anni" afferma l'ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici.

Dossier – Migrazioni e nuove frontiere

Schermata 2015-10-02 alle 15.02.35Il tema del momento sono le migrazioni: l'Europa si trova a confrontarsi con l'arrivo di migliaia di profughi dall'Africa e dal Medio Oriente e ci si interroga sempre di più sul significato dei confini e su come gestirli. Un argomento che in queste ore, fino a domenica, sarà al centro del Festival Internazionale di Ferrara, appuntamento che raccoglie giornalisti ed esperti da tutto il mondo e che da anni porta nella città estense migliaia di persone. Filo conduttore della rassegna saranno le nuove frontiere, intese in senso geografico ma anche come orizzonti per i diritti, le libertà collettive e individuali.

A vent’anni dall’assassinio di Rabin
La memoria di anni di conflitto
e il dolore che non si dimentica

Per leggere il conflitto tra israeliani e palestinesi non si può prescindere dalla storia. Gli accadimenti odierni, la nuova ondata di violenza e di attentati terroristici, la rabbia, le frustrazioni hanno radici lontane. Emozioni e sentimenti che scorrono da entrambe le parti e non si possono lavare via facilmente, come ha ricordato nel corso degli anni e in diversi suoi editoriali Eitan Haber, ex portavoce del Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin.

Il mistero del gefilte fish

gefilte-fishButtate alle ortiche le romanticherie d’antan, oggi tutti sanno che le email sono lo specchio dell’anima. Perciò, quando qualche decina di migliaia di esse diventa di pubblico dominio, è certo che qualche cosa d’interessante verrà fuori, specialmente se si è …

Spaghetti con ragù di tonno

ravaioliPiatto unico, fresco e profumato perfetto per un gran finale di stagione; le giornate di sole ancora calde, ma non troppo, aiutano le piante aromatiche tenere e odorose che alloggiano sul mio piccolo balcone, che offrono così le loro nuove …

Roma – A vent’anni dall’assassinio di Rabin
Arafat-Abbas, leader bugiardi

arafat-abbas“L'Autorità palestinese (Ap) si è rivelata un regno virtuale della menzogna, dove ogni funzionario – dal presidente Arafat in giù – passa le sue giornate a mentire a una serie ininterrotta di giornalisti occidentali”. Sono passati dieci anni da quando lo storico israeliano Benny Morris nell'introduzione del suo celebre 1948: Israele e Palestina tra guerra e pace affermava tutta la sua disillusione nei confronti della leadership palestinese. Allora erano gli ultimi giorni di Yasser Arafat alla guida dell'Ap: “l'uomo di cui nessuno si fidava, Rabin in primis”, come lo ha descritto a Pagine Ebraiche un altro noto storico israeliano, Tom Segev, ha lasciato al suo popolo una realtà divisa, conflittuale e senza speranze di pace.

Qui Torino – Artissima
Israele, tra arte e identità

IMG_20151108_161710Un intreccio tra solidi legami con la tradizione e creativi slanci verso il futuro. Una dialettica interna, a volte conflittuale, che ha portato l’arte contemporanea israeliana ad affermarsi come una delle più vivaci e interessanti realtà nel panorama internazionale. A …

difese…

E bravo Bibi… Questa volta hai proprio detto una cagata pazzesca…!
Simili affermazioni non solamente sono prive di fondamento storico; non solamente sono un’offesa a coloro che sono memoria vivente dei tempi più bui della storia europea; sono anche pane …

Informazione – L’Italia ricorda Rabin
Eitan Haber a Roma

Schermata 2015-11-09 alle 11.26.37L’Italia ricorda Yitzhak Rabin. Ad aprire l’edizione internazionale di Pagine Ebraiche di questa settimana è l’anticipazione dell’evento organizzato da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Ambasciata di Israele che vedrà protagonista Eitan Haber, portavoce e braccio destro del primo ministro …