DafDaf – Mascherarsi, giocare, fare “sul serio”

Giocare, mettersi in gioco. Sono i cardini intorno a cui ruota il numero 146 di DafDaf, in distribuzione in questi giorni. Si apre con una immagine del dolce più tipico di Purim, quelle orecchie di Amman sul cui nome tanto si potrebbe dire: già Amman, Aman, Haman? E poi… orecchie? Non dovrebbero avere la stessa forma del cappello, del cattivo per antonomasia? E perché “immortalarlo”, il cattivo il cui nome vorremmo cancellare? È vero che in origine si chiamavano semplicemente ‘involtini di semi di papavero’, ossia ‘mohntashen’ in yiddish e da lì è nato il fraintendimento che ha portato al nome con cui li conosciamo? Mohn sono i semi di papavero, il passaggio a ‘hamantashen’ sarebbe uno slittamento, un errore… un mascheramento, molto adatto alla festa cui sono legati. 

A Purim sono dedicate le pagine sviluppate in collaborazione con Zeraim, il progetto dell’Area Cultura e Formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che offre percorsi di formazione e materiali di studio a educatori e famiglie: dal racconto delle vicende di Assuero, Vashtì, Ester e Mordechai a una spiegazione di usi e precetti, per arrivare agli immancabili giochi. 

Un altro gioco, che richiede intelligenza, pazienza e molta molta strategia – come scrive Daniel Reichel – è stato protagonista di un  torneo nazionale, organizzato in Israele a fine gennaio. “Essere bravi giocatori di scacchi non è semplice, ma imparare a giocarci è invece molto semplice”. Tutti possono farlo e con questo spirito ad Acri, nel nord del paese, si sono ritrovati tantissimi partecipanti: il giocatore più giovane aveva 9 anni, il più anziano 78. C’erano uomini e donne, ebrei, arabi, drusi. Un mix di partecipanti diversi tra loro, ma accomunati dalla passione per un gioco che richiede intelligenza, pazienza e molta molta strategia. Il torneo, organizzato dalla Federazione scacchistica israeliana, è durato nove giorni, un modo per sfidarsi, stare insieme e anche per dimenticare il momento difficile.

Un gioco è anche il calcio, che porta con sé tutti i valori dello sport, ma è e deve essere innanzitutto divertimento, e gioia: Adam Smulevich racconta come Shon Weissman, ventotto anni da poco compiuti, sia il quarto calciatore israeliano nella storia a confrontarsi con la Serie A. “Il primo fu Tal Banin, che giocò al Brescia dal 1997 al 2000, lasciando un buon ricordo di sé tra i tifosi lombardi. Dopo Banin ci hanno provato con minor successo Eran Zahavi, che fu in forza al Palermo dal 2011 al 2013, e Dor Peretz, che ha indossato la maglia del Venezia nella stagione 2021-2022”. 

L’ultimo numero del giornale ebraico dei bambini, in distribuzione in questi giorni, si chiude con il testo di una canzone incentrata sul sentimento di unità e amicizia che può svilupparsi tra le persone. Grazie al desiderio di coltivare nelle scuole una passione simile a quella che Alisa Coen aveva per la musica e in particolar modo con la musica d’insieme e all’associazione che in suo nome sta portando avanti mille progetti a lei ispirati, proponiamo una riflessione sulla forza che una simile connessione può avere. La nostra piccola spinta a coltivare un atteggiamento positivo e ottimista e anche a trasformare l’ottimismo in attivismo.

Buona lettura!

Ada Treves