Cento anni di Hakoah,
il calcio ebraico
al massimo livello

C’era un tempo in cui le squadre inglesi di calcio incontravano di rado le avversarie straniere. E se lo facevano si trattava di un gesto di altruismo. Una gentile concessione a compagini che, in virtù della loro inesperienza, in un …

Gerusalemme e Riad sempre più vicine
ma un aereo non basta

Martedì un aereo della Air Seychelles carico di israeliani che tornavano a casa si è trovato in difficoltà e ha dovuto compiere un atterraggio di emergenza nella saudita Gedda prima di proseguire per Tel Aviv. Il ministero degli Esteri israeliano …

Dall’architettura
a Helena Rubinstein:
i molti strati
della bellezza nell’ebraismo

Nell'ebraismo la bellezza non è mai un fatto solo estetico, ma un poliedro con vari significati e sfumature da cogliere. Non c'è bellezza se non c'è sostanza, non c'è bellezza all'infuori dell'etica. Concetti che saranno centrali nell'occasione della prossima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, in programma domenica 10 settembre con 101 località protagoniste in tutta la penisola e Firenze città capofila. Firenze e bellezza: un binomio quasi scontato, vista la straordinaria ricchezza del patrimonio architettonico e artistico locale, cui anche il mondo ebraico ha concorso nei secoli e nelle generazioni. Si parte dalla sinagoga ottocentesca di via Farini, con la sua inconfondibile cupola verde, punto fermo del panorama urbano da oltre 130 anni e tra gli edifici più rappresentativi di quell'epoca dell'Emancipazione che determinò, anche per gli ebrei fiorentini, l'ingresso in una nuova era di possibilità e diritti.

Quattro bambini
nella Roma del ’43

Anteprima emozionante al Giffoni Film Festival per l’esordio di Claudio Bisio alla regia. Inaspettato, un po’ fiabesco, forse a tratti ingenuo, il film si incentra sul rapporto tra quattro bambini a Roma nel 1943. Tra bombardamenti e tedeschi che prendono il controllo della città, i quattro trovano una loro dimensione, che pur con qualche iniziale perplessità riesce ad integrare anche un’orfana, nonostante sia femmina, e persino un ebreo. Perché in fondo "non è colpa sua", come si difenderà: "mamma e papà pure loro sono ebrei, ma non è nemmeno colpa loro!, perché anche i nonni erano tutti ebrei … certo però, che sfiga!", commenta un altro del gruppetto. Stretto il patto di amicizia, la guerra diventa gioco quotidiano: fionde per abbattere gli aerei nemici, bastoni e pezzi raccattati nei cortili per fare fucili e baionette, la piccola orfana farà la crocerossina, occupandosi dei feriti, della cucina da campo, della lavanderia, per sostenere lo sforzo bellico degli amici. Intanto il papà di Italo, il più arditamente fascista dei quattro, gerarca che vanta la conoscenza diretta con Mussolini, accoglie con qualche moina e un po’ di fastidio il nuovo comandante tedesco, offrendogli senza esitare l’aiuto necessario a identificare gli ebrei romani, tutti già schedati: per una volta anche gli italiani sono all’altezza della "efficienza germanica". Rimane sullo sfondo, narrata con le immagini che scorrono sul negozio vuoto dell’amico scomparso all’improvviso, la razzia dell’ottobre '43 a Roma: i cassetti ancora pieni dei meravigliosi bottoni e nastri di raso, oggetto del desiderio dei bimbi, sono ora abbandonati, le luci che entrano dalle fessure disegnano geometrie bianche e nere, evocando una partenza improvvisa.

Rocky Marciano,
sulle tracce del mito:
un viaggio tra Storia e Memoria

L'unico campione del mondo dei pesi massimi a ritirarsi ancora imbattuto. Una leggenda senza tempo la cui storia continua a stupire ed emozionare. Nel centenario dalla nascita di Rocky Marciano, Dario Ricci - giornalista di Radio 24 e conduttore del programma di successo Olympia, pluripremiato agli Aips Sport Media Awards - si è messo sulle tracce del mito e ne ha ricavato un libro prezioso edito da lab DFG. Un viaggio intorno a cosa questa figura ha rappresentato ben oltre il ring e i successi della sua straordinaria carriera: 49 incontri vinti su 49, ben 43 per ko. E quindi anche attorno al suo essere stato un ponte, con la sua storia fuori dal comune, "fra America e Italia, fra passato, presente e futuro del nostro sport e della nostra storia". Il libro è un potente affresco e anche un'inchiesta, a più voci, che testimonia come "decine, centinaia di destini, parabole, storie di uomini e donne" abbiano finito per intrecciarci alla carriera e all'esistenza di Rocky Marciano (all'anagrafe Rocco Marchegiano). Spiega l'autore, all'inizio di questo viaggio, che "bisogna attraversarli in un senso e nell’altro, questi ponti, e scandagliarli in ogni direzione, questi fondali e questi cieli per far riemergerne una, di queste centinaia di vite, parabole e storie, che racchiude in sé l’essenza di un secolo, il Ventesimo, con tutta la spaventevole possanza dei suoi più atroci simboli".